“Ho sentito la vocazione con una pistola in mano, per tre giorni hanno provato a indottrinarci dicendo che la guerra contro era bella. Mi hanno messo di guardia dicendomi di sparare se fosse arrivata la Polizia. Quella pistola mi bruciava nelle mano, ho pregato e ho chiesto al Signore che cosa sarebbe stato della ma vita”.
Ha le lacrime agli occhi Don Rito Alvarez mentre siede al tavolo dei relatori sul palco del Teatro del Casinò di Sanremo e racconta dei suoi inizi, della vita in Colombia, regione Catatumbo, 40 mila ettari piantati a cocaina per una produzione di 500 tonnellate all’anno. Alla sua sinistra c’è il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero De Raho, poco più in là il giornalista Valerio Cataldi, autore del libro “Narcotica - lungo le rotte della morte”. La giornata è quella giusta per raccontare da dove tutto è partito, l’orrore vissuto e la svolta che ha portato alla nascita dell’associazione “Oasis de Amor Y Paz” per salvare i bimbi schiavi delle piantagioni in Colombia.
“Sono arrivato in Italia nel 1993, ma prima ho vissuto quelle situazioni - prosegue don Rito - a Sanremo, a Ventimiglia, a Torino, a Milano, in tutte le città si consuma la cocaina che frutta a tutti, il mondo sommerso della droga è raccapricciante e tanti che conosciamo la consumano. Sono loro che nutrono il mercato della droga. Voglio che si sappia che dietro quella dose un bambino ha lavorato tre settimane con le mani piagate e ha vissuto come schiavo, senza avere niente. A 11 anni lo convincono a prendere le armi per difendere gli sporchi interessi dei narcotrafficanti”.
Poi riprende il racconto personale: “Quando sono entrati i paramilitari nel Catatumbo ci sono stati migliaia di morti, hanno fatto i peggiori massacri, hanno ucciso anche miei parenti. Mio cugino Michelangelo è stato chiamato, ha detto che non poteva pagare quanto gli chiedevano ogni mese e gli hanno sparato tre colpi in testa chiedendo poi agli altri presenti se altri volevano protestare. Colombia e Italia sono unite, non sappiamo che il capo dei paramilitari in Colombia era Salvatore Mancuso, arrestato in Italia ma ora libero”.
La speranza per il futuro si chiama “Oasis de Amor Y Paz”, progetto nato con l’intenzione di salvare i bambini schiavi della coltivazione di cocaina: “Abbiamo deciso di reagire non con le armi, ma con una fondazione. Nel 2007 abbiamo raccolto i primi 10 bambini, oggi la fondazione ha tre sedi in Colombia e ci sono tanti progetti”.
“Mi hanno salvato la mia fede e dei miei genitori, se non avessi avuto la fede sarei stato un narcotrafficante e sarei morto. Se vogliamo fare qualcosa dobbiamo parlare alla coscienza delle persone”, questa la grande consapevolezza di don Rito, ora punto di riferimento per i bambini che sognano un futuro diverso e, soprattutto, libero.
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