Ci sono ancora alcune telecamere, i giornalisti, ci sono i vigili del fuoco con la camionetta che in parte ripara lo sguardo dalla gru crollata al suolo. E ci sono ancora i rottami a terra, l'automobile sfiorata dal disastro, i teli utilizzati per coprire i corpi di due dei tre operai morti sabato mattina.
Ma in via Genova, 48 ore dopo, è soprattutto il silenzio a regnare potente. Un silenzio che già nella giornata di domenica ha accompagnato le persone che hanno deposto fiori e lumini in memoria delle tre vittime.
Si sono moltiplicati biglietti e cartelli. "Basta stragi sul lavoro", dice una scritta su carta marrone. "Il sistema produce queste disgrazie". Un altro cartello ha la forma di una pallina di Natale. Dice "Basta vittime sul lavoro", ma soprattutto ricorda come tra pochi giorni sarà tempo di festa. Ma non ora, non qui.
Il lunedì mattina lascia ascoltare qualche rumore in più, come nel bar all'angolo con via Millefonti, che ormai da due giorni vede il luogo della tragedia attraverso le sue vetrine. Passano auto lungo la via che incrocia via Genova. Si sente qualche sirena, diretta ai vicini ospedali.
I passanti a piedi sembrano quasi vinti dal riserbo. Chi non si ferma e passa oltre lascia comunque uno sguardo verso quell'enorme gru di colore blu, che ancora adesso sta piegata nei suoi diversi pezzi tra le case affacciate sulla strada.
"Io abito qui in zona e nei giorni scorsi sentivo persone che si chiedevano, con quel tipo di pendenza, come avrebbe fatto quella gru a reggere", commenta un residente della zona, circondato da almeno altre dieci persone che danno la colpa alla fretta, come già ribadito nelle prime ore dopo la tragedia anche i sindacati di categoria.
Tutto è ancora sotto sequestro. I balconi colpiti dalle estremità della gru sono ancora come sabato mattina, in attesa che vengano completati analisi e rilievi. Mentre la Procura di Torino ha aperto un'indagine per chiarire le cause dell'evento e la città di Torino ha proclamato una giornata di lutto cittadino per quando saranno celebrati i funerali delle tre vittime.
"Siamo tutti scossi come comunità cittadina, c'è sentimento di rabbia e scoramento perché non si può morire per lavorare e non si può morire così. Se succede, è un problema per un Paese civile. La sfida investe tutti: politica, imprese e sindacati", ha dichiarato questa mattina il sindaco di Torino Stefano Lo Russo. "Una priorità soprattutto in una stagione di grandi investimenti pubblici. l'Italia deve essere un modello anche da questo punto di vista".
“La Fismic Confsal di Torino si unisce al cordoglio di tutta la città, per la morte dei tre lavoratori di sabato – ha dichiarato in una nota la Segreteria Fismic Confsal di Torino – La nostra Organizzazione si batte da sempre sul tema sicurezza del lavoro, ma ora vi è la necessità di alzare ancora di più la voce. Troppe sono le morti sul lavoro registrate sul solo suolo piemontese, un numero elevato di incidenti evitabile, poiché causato molte volte da scarsa manutenzione. La sicurezza sul lavoro non è un argomento da affrontare solo in maniera teorica nelle assemblee tra gli operai, ma è un diritto di tutti i lavoratori e un dovere di tutti i datori di lavoro, da rendere concreto e far rispettare”.
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