Il Nazionale

Cronaca | 17 novembre 2021, 08:19

Cold case Cella: il sangue trovato sullo scooter confrontato con quello trovato sulla scena del crimine

Il genetista Giardina analizzerà nuovamente le tracce ematiche rinvenute sull’ascensore del palazzo dove fu uccisa la segretaria di Chiavari

Cold case Cella: il sangue trovato sullo scooter confrontato con quello trovato sulla scena del crimine

Sembrano concentrarsi sulle macchie di sangue e quindi sull’identificazione di un Dna - della vittima o del suo carnefice - le indagini per scoprire, dopo un quarto di secolo, chi ha ucciso la segretaria di Chiavari, Nada Cella.

Non solo saranno analizzate le macchie ematiche ritrovate sul motorino sequestrato alla principale indiziata dell’omicidio, l’ex insegnante bovesana Annalucia Cecere, ma il genetista Emiliano Giardina su incarico della procura di Genova - che ha riaperto il caso dopo il certosino lavoro della criminologa Antonella Pesce Delfino e l’avvocato che segue il cold case, Sabrina Franzone - dovrà analizzare anche altri e numerosi reperti sequestrati sulla scena del crimine e non ancora analizzati, oppure analizzati con tecniche e strumenti a disposizione a quel tempo - siamo nel 1996 -, molto meno efficaci ed efficienti di quelli che dispongono ora gli inquirenti.

Tra questi reperti, anche alcune macchie di sangue trovate nell’ascensore del palazzo dove fu uccisa Nada. Sangue che potrebbero essere state trasferite lì dall’assisano in fuga che, secondo la ricostruzione degli investigatori, non può non essersi macchiato di sangue.

Il Dna potrebbe quindi essere quello di Nada o, forse, del suo assassino. Anche se la fuga in ascensore - poco dopo le 9 di una mattinata lavorativa - di chi ha appena commesso un simile crimine, non pare molto credibile.

Soprattutto se si tiene conto di una testimonianza raccolta subito dopo la morte della giovane segretaria che ha raccontato di aver sentito, verso quell’ora, qualcuno che scendeva di fretta le scale.

Le tracce ematiche furono già analizzate nel 2011, ma con le tecniche di dieci anni fa non si riuscì ad estrapolare una quantità sufficiente di Dna.

“Attendiamo fiduciosi i risultati delle analisi - commenta il legale Sabrina Franzone -. Abbiamo atteso venticinque anni, posiamo tranquillamente aspettare altri 90 giorni per avere i risultati”.

Novanta giorni è infatti il tempo - se basterà - che si è preso il genetista Giardina.

“Con i progressi fatti e con la competenza riconosciuta di Giardina - conclude l’avvocato Franzone - le cose forse potranno andare diversamente”.

NaMur

Commenti