Il Nazionale

Cronaca | 15 novembre 2021, 13:24

VIDEO. Truffavano gli anziani di Varese, coppia in manette. Sfruttando la paura del Covid avevano raccolto più di mezzo milione

Due cittadini polacchi arrestati dalla Squadra Mobile: sono ritenuti responsabili di 15 colpi e sospettati di altri 20. Chiamavano le vittime dicendo che servivano denaro e gioielli per curare un parente ammalato di Coronavirus

VIDEO. Truffavano gli anziani di Varese, coppia in manette. Sfruttando la paura del Covid avevano raccolto più di mezzo milione

Una telefonata improvvisa, la richiesta d'aiuto di un parente malato di Covid, un sedicente medico che sottolinea l'urgenza di intervenire, la richiesta pressante di denaro o gioielli per pagare le cure. Dall'altra parte della cornetta una persona anziana confusa e spaventata, pronta a tutto per aiutare il proprio caro a guarire.

E' questo il contesto all'interno del quale una coppia di cittadini polacchi, pendolari della truffa in Italia, raggirava gli anziani della provincia di Varese, depredandoli di gioielli e contanti. I due, un uomo e una donna, sono stati raggiunti nelle scorse ore da un'ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dalla Procura della Repubblica di Varese.

A loro gli investigatori della Squadra Mobile di Varese, guidati dal vicequestore Silvia Elena Passoni, attribuiscono 15 colpi, tredici dei quali messi a segno o tentati nel capoluogo e in provincia, mentre altri 3 a Crema, Vercelli e Rimini. Ma almeno altri 20 casi sospetti avvenuti in Lombardia, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Toscana sono al vaglio della polizia della Questura della Città Giardino.

Un giro d'affari imponente che in pochi mesi ha fruttato ai due e ai loro complici in Polonia un bottino da circa mezzo milione di euro in preziosi e banconote, cifra che potrebbe salire a 800mila euro se l'attribuzione degli altri episodi attualmente sotto la lente di ingrandimento della polizia varesina venisse confermata.

Un copione crudele, quello recitato dalla banda, che toccava i punti più indifesi delle vittime, facendo leva sulla paura e l'isolamento generati dal Coronavirus. Gli anziani finiti nel mirino ricevevano una telefonata che annunciava la malattia di un parente, per le cui cure serviva urgentemente denaro. Tanto denaro.

Per raggiungere la cifra la voce dall'altro capo del telefono suggeriva di raggruppare tutti gli averi e di consegnarli a un "emissario" dell'ospedale che sarebbe di lì a poco passato a ritirarli. E così accadeva. In pochi minuti, per non dare alla vittima sotto choc il tempo di capire l'assurdità di certe richieste, un uomo si presentava alla porta per riscuotere il denaro, lasciando l'anziano di turno nello sconforto più totale una volta accortosi del raggiro.

Poi la banda si spostava in altre zone per ripetere lo stesso copione, un copione andato in scena la prima volta a Varese a metà dello scorso aprile e andato avanti fino a settembre, quando la Mobile, dopo un certosino lavoro di indagine, è intervenuta per mettergli fine.

I due sono stati rintracciati e arrestati in un albergo di Milano con gioielli e denaro. Molti dei preziosi erano riposti in pacchettini avvolti da carta stagnola con dei nomi scritti a pennarello: secondo gli investigatori era il bottino suddiviso da destinare ai complici in Polonia, dove i due avevano la base operativa (da lì partivano le telefonate alle vittime) e dove tornavano periodicamente dopo aver compiuto le truffe nel Nord Italia.

«I truffatori - hanno spiegato il vicequestore Silvia Elena Passoni e il sostituto procuratore Federica Racanello durante la conferenza stampa questa mattina in Questura - facevano perno sul senso di fragilità e isolamento che la pandemia ha insinuato negli anziani. Telefonate di diverse decine di minuti in cui alla vittima non veniva lasciato il tempo di rendersi conto di quanto accadesse. Un crimine odioso che lascia nell'anziano ferite ben più profonde del danno economico. Per questo rinnoviamo il nostro appello: dubitate sempre di chi chiede denaro al telefono e denunciate ogni episodio sospetto». 

B. Mel.

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