Il Nazionale

Cronaca | 12 novembre 2021, 12:38

Dovette abbattere 25mila galline: imprenditore di Sommariva Perno ora assolto dal Tribunale di Asti

Concluso con l’assoluzione di Stefano Rosso il processo per le uova al Fipronil. L’avvocato Ponzio: "Per il mio assistito un danno materiale di 200mila euro, senza guardare a quello di immagine"

Dovette abbattere 25mila galline: imprenditore di Sommariva Perno ora assolto dal Tribunale di Asti

Si è concluso lunedì in Tribunale ad Asti il processo che vedeva imputato Stefano Rosso, titolare insieme al fratello di una nota azienda agricola impegnata nella produzione di uova, rinviato a giudizio dopo le indagini che nel settembre 2017 i Carabinieri del Nucleo Anti Sofisticazione di Alessandria condussero anche nella nostra provincia in seguito al caso delle uova al Fipronil, che in quei mesi tanto clamore aveva provocato tra l’Olanda e l’Italia per il verificarsi dell’uso – con funzioni di disinfettante – di quell’insetticida, utilizzato in veterinaria contro i parassiti animali ma vietato negli allevamenti.

In Granda le ispezioni dei Nas coinvolsero un totale di sei allevamenti tra Cuneo, Mondovì, Fossano e, appunto, Sommariva Perno, verificando negli stessi l’impiego di quel prodotto. La conseguenza fu l’abbattimento di oltre 200mila galline – 25mila delle quali nell’allevamento dei Rosso – e alla distruzione di 2 milioni di uova, delle quali fu imposto il ritiro dal mercato.  

Nel giugno 2019, quasi due anni dopo i fatti, si aprì il processo nei confronti dell’allevatore, rinviato a giudizio per contravvenzioni alimentari e frode in commercio, e del veterinario emiliano, Paolo Fiorini, a sua volta allevatore, che quel prodotto aveva prescritto.

La posizione di quest’ultimo quest’ultimo, assistito dall’avvocato Massimiliano Starni del foro di Forlì, veniva però stralciata alla prima udienza, accolta la sua richiesta di accedere all’istituto della messa alla prova.

Rosso, patrocinato dall’avvocato albese Roberto Ponzio, decideva invece di andare a giudizio col rito ordinario, convinto della propria estraneità ai fatti contestati. Una tesi quest’ultima avversata dal pubblico ministero Donato Repole – che nell’udienza di lunedì ha chiesto la condanna per i due reati espressamente contestati –, ma accolta invece dal giudice Beatrice Bonisoli, che ha disposto il proscioglimento dell’imprenditore perché "il fatto non sussiste".  

"Il mio assistito non aveva motivo per dubitare che quel liquido da nebulizzare nei suoi stabilimenti non fosse a norma – ribadisce oggi l’avvocato Ponzio –. Aveva acquistato quel disinfettante da un accreditato veterinario di fama nazionale, specializzato in galline ovaiole, che oltre a quella dei Fratelli Rosso assisteva e consigliava diverse altre aziende della provincia. Gli aveva sottoposto una problematica, era stato consigliato su un prodotto e in buona fede lo aveva impiegato, peraltro sulla sporta di un rapporto di consulenza di lunga data, prima di allora risultato sempre proficuo e mai fonte di problemi, men che meno di origine sanitaria".

"Il processo –
prosegue il legale – ha consentito di verificare come la quantità di sostanza rilevata nel corso delle indagini fosse comunque inidonea ad alterare la qualità del prodotto e sicuramente non dannosa alla salute. Il mio assistito è contitolare di un’azienda modello, come nel processo è stato testimoniato anche dal responsabile del Servizio Veterinario della nostra Asl, che ha riferito come le periodiche ispezioni svolte dal 2007 ad oggi nell’azienda sommarivese non abbiano mai portato ad alcuna contravvenzione. Stefano è risultato quindi essere piuttosto la parte offesa, in questa vicenda. Ha subito un danno economico diretto quantificabile in 200mila euro, oltre a quelli di immagine".

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