Il Nazionale

Cronaca | 12 novembre 2021, 12:22

Delitto di Barge: così Daniele Ermanno Bianco ha evitato l’ergastolo in appello

Per il reo confesso dell’assassinio di Anna Piccato la Procura Generale di Torino aveva chiesto la conferma della pena stabilita in primo grado a Cuneo. Ma il giudice non avrebbe tenuto conto della continuazione e del nesso tra la rapina e l’omicidio. Il difensore: "Attendiamo le motivazioni, ma verosimilmente ricorreremo in Cassazione”

Delitto di Barge: così Daniele Ermanno Bianco ha evitato l’ergastolo in appello

In primo grado, al tribunale di Cuneo, per l’omicidio di Anna Piccato, Daniele Ermanno Bianco, assassino reo confesso, era stato condannato alla pena all’ergastolo. In appello a Torino, invece, si è arrivati a 30 anni di carcere. Difensore dell’imputato, l’avvocato Davide Ambrassa.

Un delitto che aveva scosso profondamente la comunità di Barge, nel Saluzzese, quello messo a punto dall’uomo, classe ’73, la mattina del 23 gennaio 2019. Bianco aveva seguito la compaesana 70enne Anna Piccato all’uscita del bar, dopo la consueta colazione di primo mattino, e l'aveva colpita con un oggetto contundente. Poi l’aveva trascinata nei giardini dietro alla chiesa parrocchiale per ucciderla. I familiari della vittima, assistiti dall’avvocato Francesco Bosco, si sono costituiti parte civile.

L’omicida aveva confessato il 6 febbraio, durante il secondo interrogatorio da parte del procuratore capo Onelio Dodero e del pm Alberto Braghin. Il fermo era scattato appena 15 ore dopo il ritrovamento del cadavere della pensionata. Il movente: una rapina per 3 euro 20 centesimi. 

A inchiodare Bianco, le piccolissime tracce di sangue sulle scarpe e sullo zaino, da cui era stato estratto il Dna, compatibile con quello della vittima. L’uomo era anche stato ripreso da sistemi di videosorveglianza privati. I carabinieri avevano acquisito le immagini di 15 telecamere, che avevano permesso la ricostruzione dei suoi spostamenti in paese la mattina dell’omicidio.

Rinviato a giudizio al tribunale di Cuneo con l’accusa di omicidio aggravato dallo scopo di rapina per la quale, da codice, è prevista la pena dell’ergastolo, Bianco aveva chiesto di accedere al rito abbreviato per usufruire dallo sconto di pena. Una strada, questa, ad oggi impraticabile, in quanto dal 12 aprile 2019 è entrata in vigore la legge numero 33 per cui non è più ammesso accedere al rito abbreviato per i delitti puniti con la pena dell’ergastolo. Per questo motivo l’imputato ha potuto accedere al rito alternativo sia in primo che in secondo grado: perché quando l’omicidio è stato commesso, la disposizione n. 33/2019, non era ancora entrata in vigore.

L’imputazione contestata dalla Procura riguardava l’accusa di concorso dei reati di omicidio e rapina, riuniti dal vincolo della continuazione e dal nesso teleologico. Anna Piccato è stata uccisa per essere rapinata di 3 euro 20 centesimi. A fronte di ciò il gip di Cuneo, Sabrina Nocente, aveva condannato in abbreviato Bianco all’ergastolo.

Ma come si era arrivati al cosidetto carcere a vita? A fronte della scelta dell’imputato di accedere al rito alternativo, che consente lo sconto di pena, nel giudizio si tenne conto della pena accessoria, oltre a quella dell’ergastolo, dell’isolamento diurno, cioè una sanzione prevista nel caso di concorso di reati in cui uno sia punito con l’ergastolo (l'omicidio aggravato) e l’altro con una pena detentiva superiore a 5 anni (la rapina: pena base 6 anni), arrivando così all’applicazione della sola pena perpetua.

Nella giornata di mercoledì 10 novembre la Corte d’Appello di Torino ha pronunciato la sentenza di secondo grado, confermando la condanna di Daniele Ermanno Bianco, ma riducendo la pena a 30 anni di carcere. La Procura generale aveva chiesto di confermare l’ergastolo. A costituirsi parte civile (in entrambi i gradi di giudizio è stato disposto un risarcimento danni), i familiari di Anna Piccato. La questione che ruota attorno alla diversa pronuncia di sentenza sarebbe strettamente procedurale. Il giudice della Corte d’Appello di Torino, che si è riservato un mese per le motivazioni della sentenza, non avrebbe tenuto conto del vincolo di continuazione e del cosiddetto "nesso teleologico" (omicidio a scopo di rapina) fra i reati. La pena è quella dell’ergastolo, senza isolamento diurno, che con lo sconto del rito alternativo è sostituito con 30 anni di carcere.

“Bisognerà aspettare le motivazioni della sentenza – ha commentato il difensore Davide Ambrassa –. Verosimilmente verrà proposto un ricorso per Cassazione.”

“Questa è la massima pena a cui si poteva aspirare. Per la ‘fortuna’ di Daniele Ermanno Bianco è stato ancora fruibile accedere al rito alternativo con riduzione di pena. Ad oggi, per i reati che prevedono l'ergastolo, non è più possibile”. Queste le parole dell’avvocato Francesco Bosco.

CharB.

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