"L'accento va posto sul fatto che l'imputata agendo come parlamentare con il profilo pubblico di 'Laura Castelli - cittadina in Parlamento' abusa di una sorta di fede privilegiata che il follower di Laura Castelli le attribuisce". È quanto si legge nelle motivazioni della sentenza che a giugno ha condannato per diffamazione la deputata del Movimento 5 Stelle e viceministro dell’Economia e delle Finanze, Laura Castelli, a pagare una sanzione di 1.032 euro, oltre a 5mila euro alla parte civile. Castelli pubblicò un post su Facebook in occasione delle Comunali 2016, allegando una foto dell'ex sindaco Fassino in compagnia di Lorena Roscaneanu, ex dipendente del bar del tribunale, dove svolgeva la mansione di cassiera.
"Sulla sua pagina Facebook - disse all’epoca il legale della donna Gianluca Orlando - oltre alla foto Castelli ha pubblicato un post, nel quale si domandava che legame ci fosse tra la mia assistita e Fassino, tirando in ballo le indagini della procura sull’appalto per la gestione del bar del tribunale. Circa quaranta persone hanno lasciato dei commenti, alcuni dei quali offensivi e con chiari riferimenti alla sfera sessuale della mia cliente".
Per il Tribunale di Torino, il fatto che l'imputata agì come parlamentare con il profilo pubblico rappresenta una caratteristica "idonea non soltanto a favorire la più ampia diffusione del contenuto diffamatorio ma altresì ad abbattere la capacità del lettore di esercitare il senso critico sulle notizie".
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