"È ormai consolidato grazie a significative pronunce giudiziarie nonché a importanti evidenze investigative il dato che vede il Piemonte quale territorio eletto dalle mafie e in particolare dalla 'ndrangheta". È uno dei passaggi contenuti nella relazione semestrale della Direzione distrettuale antimafia, che conferma come la criminalità organizzata abbia ormai messo radici in Piemonte.
"Come più volte sottolineato - si legge - dalle prime cellule di ‘ndrangheta si è giunti, nel tempo, alla costituzione di veri e propri locali che senza abbandonare il florido settore del narcotraffico e non disdegnando, se del caso, condotte violente e asfissianti azioni estorsive finalizzate al controllo del territorio inquinerebbero il tessuto economico anche grazie a una diffusa corruttela".
La relazione della Dia conferma le "frequenti commistioni tra le consorterie criminali e i gangli della pubblica amministrazione” nonché “l’esatta riproduzione nell’area regionale di strutturati organismi mafiosi di matrice calabrese vivacemente attivi nella gestione di affari economici illeciti e in costante contatto con la casa madre reggina a conferma del carattere unitario della 'ndrangheta".
In particolare, in provincia di Torino è emersa l'operatività del locale di Natile di Careri a Torino (c.d. "dei natiloti") istituito dai Cuaietto-Pipicella di Natile di Careri unitamente a esponenti delle ‘ndrine Cataldo di Locri, Pelle di San Luca e Carrozza di Roccella Ionica; del locale di Cuorgnè, emanazione dei locali di Grotteria (specificamente della famiglia Bruzzese), di Mammola (i Callà), di Gioiosa Jonica (con particolare riferimento al gruppo Ursino-Scali) e di Condofuri (Casile-Rodà); del locale di Platì a Volpiano originato dai Barbaro e da alcuni affiliati al cartello Trimboli-Marando-Agresta di Platì; del locale di Rivoli espressione delle consorterie di Cirella di Platì e della 'ndrina Romeo di San Luca; del locale di Gioiosa Jonica a San Giusto Canavese istituito dagli Spagnolo-Varacalli di Ciminà e Cirella di Platì con elementi delle cosche Ursino-Scalidi Gioiosa Ionica e Raso-Albanese di San Giorgio Morgeto; del locale di Siderno a Torino fondato dai Commisso di Siderno e da alcuni elementi dei Corsì di Locri; del locale di Cassari di Nardodipace a Chivasso costituito dai Gioffrè-Santaiti e dai Serraino di Reggio Calabria e Cardeto, dai Pesce-Bellocco di Rosarno e dai Tassone di Cassari di Nordipace; del locale di Gioiosa Jonica a Moncalieri istituito dagli Ursino di Gioiosa Ionica, unitamente ad alcuni affiliati agli Ursino-Scali di Gioiosa Ionica e agli Aquino-Coluccio di Marina di Gioiosa Ionica; del locale di Giaveno impiantato dai Bellocco-Pisano del locale di Rosarno e da esponenti della famiglia palermitana Magnis; del locale di San Mauro Marchesato a Torino riferibile alla famiglia Greco di Cutro direttamente riconducibile ai Grande Aracri”.
Per quanto riguarda le confische, in Piemonte siano in corso procedure per la gestione di 656 immobili, mentre altri 217 sono già stati destinati. Particolarmente interessante la riflessione sulla percezione del radicamento mafioso sul territorio regionale. Dalla relazione emerge come "non si sia ancora acquisita completa e diffusa consapevolezza di questa pericolosa presenza. Recenti evidenze investigative hanno infatti dato risalto proprio al ricorso di alcuni esponenti delle Istituzioni e dell’imprenditoria piemontese a membri delle consorterie ‘ndranghetiste nella prospettiva di massimizzare i propri profitti".
Nel periodo di riferimento (secondo semestre 2020) sono stati adottati alcuni provvedimenti interdittivi antimafia nei confronti di ditte operanti prevalentemente nella gestione del ciclo dei rifiuti, nel commercio di autoveicoli, nel settore degli autotrasporti, nella fornitura e trasporto di terra e materiali inerti, nelle costruzioni edili, nella gestione di strutture alberghiere e altro.
In conclusione "allo stato non paiono intravedersi segnali di ridimensionamento sul territorio dei gruppi di origine 'ndranghetista che esercitano la propria egemonia lasciando spazio anche a cellule criminali di diversa matrice come quelle riconducibili a Cosa nostra".
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