"Quando sono arrivato la popolazione non talebana ci ha accolto a braccia aperte, hanno dimostrato una vera cultura dell'accoglienza, anche superiore alla nostra; siamo stati invitati spesso nelle case per pranzi o aperitivi, davvero un bello scambio".
Parole di Roberto (nome inventato), un militare in Afghanistan nella missione NATO del 2002 intervistato recentemente dalla dottoressa Alessia Macagno, psicologa e direttore di ricerca - peveragnese d'origine ma torinese da sempre - per la propria pagina di divulgazione negli ambiti dell'infanzia, dell'educazione, della genitorialità e della società, "DivulgaMente".
L'intervista "Essere un militare in Afghanistan" è stata pubblicata il 24 agosto scorso e, come ha detto la stessa dottoressa Macagno, si configura come un'occasione davvero preziosa per analizzare un punto di vista diverso sulla travagliata storia recente dell'Afghanistan: "Questa intervista offre una narrazione diretta ma diversa rispetto alla solita: quella del militare, che ha vissuto sulla propria pelle tante esperienze con la popolazione afgana, esperienze che riporta tra affetto e dispiacere per quello che sta succedendo oggi".
"Per me è stato un orgorglio poter partecipare a quella missione, un privilegio - dice "Roberto" nella chiacchierata video - : il principio delle forze armate italiane è sempre stato quello di portare pace in paesi oppressi. Ero e sono ancora assolutamente certo dell'importanza della missione".
E sulla situazione post-Ferragosto: "Provo tanta rabbia e dispiacere nel vedere quel che è successo e sta succedendo. Tanto è stato fatto per aiutare il popolo a uscire dalla tragedia del dominio talebano: è stato un colpo al cuore, davvero. Il popolo afghano è progredito parecchio, in questi anni di missione NATO: si sottometteranno di nuovo, oppure si ribelleranno, come credo io?"
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