Si è chiuso in Tribunale ad Asti il processo a carico di un 60enne antiquario albese, rinviato a giudizio con l’accusa di truffa aggravata in seguito alla querela presentata nel 2018 da un cliente dell’uomo, che lo aveva denunciato sostenendo come questi gli avesse venduto come autentico quello che nei fatti non sarebbe invece stato un quadro effettivamente realizzato da Pinot Gallizio.
Dopo quella dello scorso 26 aprile, lunedì 5 luglio si è tenuta l’ultima udienza del procedimento. In aula non era presente l’imputato, impedito a comparire, mentre la parte offesa ha ripercorso davanti al giudice Roberta Dematteis (pubblico ministero era il sostituto Donato Repole) i fatti che avevano portato alla denuncia.
L’uomo, residente a Guarene, ha così spiegato di avere acquistato quel quadro nel 2012, per un controvalore di 12mila euro e l’accordo per un pagamento a rate, poi completato nel corso del 2014. Ha quindi ribadito quello che aveva sostenuto nell’atto di querela: ovvero che era legato da un rapporto di amicizia col venditore e che quindi aveva piena fiducia in lui. Poi che si era spinto ad acquistare il quadro data l’importanza del suo autore. Nel 2018, avendo interesse a vendere il dipinto, aveva poi chiesto una valutazione a un gallerista albese, che a sua volta richiese una stima a Lina De Mattei, responsabile dell’archivio dell’artista, che dopo averla visionata aveva però sostenuto come l’opera non potesse essere attribuita al noto pittore albese, fondatore del movimento situazionista. L’acquirente cercò quindi di intavolare una trattativa col venditore, nella speranza di convenire un risarcimento, tentativo fallito il quale si convinse a presentare querela.
L’avvocato albese Roberto Ponzio, difensore del gallerista, ha quindi insistito nell’eccepire l’avvenuta prescrizione del reato, sostenendo che per calcolare la decorrenza dei relativi termini occorra guardare al momento dell’acquisto – nel 2012, quindi – e non al momento della presa di consapevolezza della presunta truffa e della relativa denuncia.
Una tesi avversata dal legale del denunciante – l’avvocato Philippe Valle del foro di Asti, che si è opposto e ha chiesto un confronto tra parte acquirente e venditore –, ma accolta dal giudice, che ha dichiarato il non doversi procedere per essere il reato estinto in forza di avvenuta prescrizione.
"L’eccezione di prescrizione ha evitato di entrare nel merito della vicenda – commenta l’avvocato Ponzio –. Se il procedimento fosse proseguito avrei richiesto una perizia che avrebbe certamente confermato l’autenticità dell’opera. Il mio assistito ha infatti sempre sostenuto di aver ricevuto il quadro da Giorgio Gallizio, figlio del pittore, e di aver personalmente visto quella tela nell’atelier dell’artista. Con tale provenienza sarebbe stato arduo sostenere che l’opera fosse apocrifa".
Cronaca | 08 luglio 2021, 16:57
Un falso Gallizio per 12mila euro: antiquario albese assolto in tribunale
L’intervenuta prescrizione archivia il processo per truffa aggravata a carico del 60enne. Il suo difensore: "L’opera è originale, avremmo provato la sua autenticità"
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