Il racconto è straziante, le emozioni tolgono il fiato, il racconto frammentario come può esserlo la ricerca di un appiglio. Restano gravi le condizioni del bambino di 5 anni, unico sopravvissuto alla tragedia che si è verificata ieri alla funivia Stresa-Mottarone e che è costata la vita a 14 persone.
Il piccolo lotta al Regina Margherita di Torino e ieri è stato operato, ma la prognosi rimane riservata. Il bimbo resta intubato e sedato. I medici però non disperano: "Ha passato una notte tranquilla. Monitoriamo la situazione minuto per minuto sapendo di aver messo in campo tutte le nostre forze migliori. Attendiamo le prossime 48 ore: è in una situazione critica, ma fa ben sperare".
Dalla tarda serata di ieri - al suo fianco - è arrivata la zia, sorella del padre che ha perso la vita nel terribile incidente insieme alla moglie e l'altro figlio, di due anni.
Origini israeliane, per la famiglia che viveva in provincia di Pavia. E la zia, Aya Biran, cerca di raccontare un dolore che non può essere tradotto in parole. "Sono stati i messaggi ricevuti via WhatsApp a farmi capire cosa era successo. Il cordoglio, i 'mi spiace'. Adesso vediamo come evolverà la situazione: il trauma subito include un trauma cranico". "Ho chiamato mio fratello che non mi ha risposto - racconta ancora - poi ci hanno chiamato i carabinieri, ma abbiamo capito che mio nipote era ancora vivo perché non compariva nell'elenco delle persone che erano rimaste vittime della tragedia".
E al dolore si aggiunge il senso di beffa del destino: "Insieme a mio fratello, l'altro mio nipotino e mia cognata sono morti anche i nonni di mia cognata: avevano fatto il vaccino in Israele e poi erano venuti in Italia per stare un po' con la famiglia dicendo "Tanto, in Italia, cosa potrà mai succedere?".
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