È stata archiviata la posizione di Rosario Rossi, l’agente di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Saluzzo, coinvolto nella indagine - partita dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Torino - che a giugno dell’anno scorso portò a 12 arresti - 8 in carcere e 4 ai domiciliari - con l’accusa, a vario titolo e con responsabilità diverse, di far parte o di favorire una cellula dell’ndrangheta "attiva nella città di Bra da almeno cinque anni": "la prima scoperta in provincia di Cuneo".
Ai vertici di questa "locale", gli inquirenti hanno identificato due esponenti di spicco: Salvatore e Vincenzo Luppino, fratelli originari di Sant'Eufemia d'Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, da tempo residenti nella città della Zizzola.
Rosario Rossi era stato accusato di corruzione aggravata per aver fornito "assistenza economica e materiale" a Salvatore Luppino e ad altri. In particolare - sempre secondo l’indagine - avrebbero fatto entrare nella casa circondariale dove questi era detenuto alcolici e coltelli, rivelando anche l’esistenza di microspie in cella.
“Per il mio cliente è finalmente finito un incubo - spiega il legale di Rosario Rossi, Leonardo Roberi -. Fin dall’inizio ci siamo detti estranei a ogni fatto contestato e questa archiviazione, ci dà ragione. Tra l’altro il mio cliente - conclude l’avvocato cuneese - non è neppure stato ascoltato dai magistrati che, a distanza di quasi nove mesi, hanno archiviato la sua posizione”.
Cronaca | 04 maggio 2021, 08:52
‘Ndrangheta a Bra: archiviata la posizione di un agente carcerario di Saluzzo
Rosario Rossi doveva rispondere di accuse pesanti. L’avvocato: “Per lui è finito un incubo”
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