Nemmeno la pioggia battente ha fermato i lavoratori di Sereni Orizzonti che questa mattina, sotto la Regione Piemonte, hanno urlato tutto il loro malcontento nei confronti dell’azienda che si occupa della costruzione e gestione di residenze per anziani in Italia e in Europa.
Pesanti condizioni di lavoro, tra tagli, turni "massacranti e chiusure"
A pesare come un macigno, dopo un anno abbondante di pandemia, le condizioni di lavoro. Tra tagli e turni definiti "massacranti", chiusure e cassa integrazione, i lavoratori hanno richiesto un intervento della Regione Piemonte. "Manifestiamo perché non possiamo più fornire un servizio corretto agli ammalati: ci hanno chiamato eroi, ci hanno obbligato a fare tamponi e vaccini ma non siamo nelle condizioni di lavorare" spiega un'operatrice sanitaria. "Ci siamo sentiti usati. Vorremmo continuare a fare gli o.s.s., garantendo ai pazienti un servizio di qualità, con la dignità che merita un ammalato e il rispetto che merita un lavoratore" racconta.
In Piemonte, sono 35 le strutture di Sereni Orizzonti presenti sul territorio. Una realtà molto grande, che vede 8 Rsa in provincia di Torino (+3 in costruzione) e 6 nel Cuneese.
"Alcuni colleghi trasferiti in altre strutture nonostante la possibilità di lavorare"
"Protestiamo contro i contratti che ci sono stati applicati, gli operatori sono stati messi in cassa integrazione nonostante ferie e permessi accumulati. Alcuni sono stati trasferiti in altre strutture nonostante la possibilità di lavorare" spiega Teresa Lalli, o.s.s. Diversa l'esperienza di Rosalia Campora, cuoca: "Mi hanno chiuso la cucina e mi hanno messo in cassa integrazione. Cosa vuol dire stare in Fis a zero ore? Non avere uno stipendio". "A Piobesi e a Frossasco due strutture hanno chiuso completamente" racconta la cuoca.Nel Torinese Sereni Orizzonti è presente con strutture a Volvera, Vinovo, Frossasco, San Mauro, Settimo Vittone, Carmagnola, Piverone e Piobesi. Nel Cuneese, invece, a Rocchetta Belbo, Lequio Tanaro, Bra, Dogliani e Manta. I disagi, più o meno diffusi tra tutti i lavoratori entrati in stato di agitazione da marzo, sono frequenti: "Lavoro da 30 anni, vorrei continuare a farlo con dignità" è il disperato appello di un'operatrice socio sanitaria.
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