“Ricordati di non dimenticare”: è questo il titolo della mostra dedicata allo scrittore, ricercatore e partigiano Nuto Revelli, simbolo antifascista della Resistenza e grande studioso e divulgatore della memoria contadina piemontese.
Un titolo ancora più importante vista la ricorrenza scelta per inaugurarla, il 25 aprile, e visto l'inserimento nel calendario delle iniziative del Polo del '900 per la Festa della Liberazione. La retrospettiva, curata da Paola Agosti e Alessandra Demichelis, è composta da 15 stendardi bifacciali di 3 metri per 2 esposti sotto i portici di Porta Palazzo - su entrambi i lati di piazza della Repubblica - fino al 31 dicembre.
Il ricordo di Nuto Revelli è affidato al figlio Marco, sociologo e presidente dell'omonima Fondazione organizzatrice: “Un uomo - ha raccontato - dalla vita divisa in due in tempi di ferro e fuoco: la prima nella gioventù littoria e da ufficiale del regio esercito, drogato dalla retorica del regime, con una consapevolezza acquisita in Russia vedendo i suoi alpini morire di freddo e fame con armi che non sparavano e scarponi di cartone. Una seconda da partigiano, con un'identità politica ricostruita grazie a tanti maestri, poi da scrittore con l'obiettivo di ridare voce a un popolo dimenticato e abbandonato come quello dei contadini e dei montanari".
Un contributo decisivo nella promozione della mostra è dato dalla Portineria di Comunità della Rete Italiana di Cultura Popolare, progetto che ha l'obiettivo di costruire tessuto sociale attraverso il dialogo e lo scambio: “La storia di Nuto Revelli - ha dichiarato il direttore Antonio Damasco - è in grado di parlarci ancora oggi e ci insegna quanto la cultura vada diffusa in modo diverso attraverso presidi nelle piazze, sul territorio e in tutti i quartieri, una cultura che non deve chiudersi in luoghi poco accessibili non solo a livello economico".
Porta Palazzo, luogo di incontro tra popoli e culture vicine e lontane, da questa prospettiva assume ancora una volta un alto valore simbolico: “Questa piazza - ha commentato l'assessore ai diritti della Città di Torino Marco Giusta - è in grado, così come faceva Nuto con le sue storie contadine, di ricostruire un mosaico. Portare qui la mostra dedicata a lui, grazie ad un'azione partecipata con la Portineria e i cittadini, restituisce bellezza e memoria".
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