Il Nazionale

Cronaca | 03 aprile 2021, 15:59

Don Giulio Mignani non arretra: “Là dove c’è un amore profondo, va benedetto”

Domenica scorsa, il sacerdote di Bonassola non ha benedetto le palme, in aperto contrasto contro il documento del Vaticano che chiude alle unioni omosessuali: “Rifarei tutto allo stesso modo. Il vescovo? Mi ha chiamato, stanno valutando provvedimenti su di me”

Don Giulio Mignani non arretra: “Là dove c’è un amore profondo, va benedetto”

Ci risponde da casa sua, a Bonassola, la voce calma, pacata, di chi è abituato ad ascoltare, ma questa volta don Giulio Mignani, il sacerdote spezzino che ha deciso di non benedire le palme per protesta contro il documento della Congregazione della dottrina della fede che chiude alle unioni omosessuali, ha voglia di parlare anche se stanco, perché in questi giorni sta passando da un‘intervista all’altra, da una trasmissione a un’altra e ammette sottovoce di non essere abituato a tutto questo clamore: “Sono parroco di una comunità piccola e non pensavo che quanto fatto da un ‘pretino’ di provincia potesse fare il giro d’Italia e anche oltre”. 

Allo stesso tempo, però: “Ho pensato che questo clamore è forse dovuto anche al fatto che in Italia nessuna persona autorevole ha preso posizioni contro quel documento, mentre in altri paesi, come in Germania, si è perfino rammaricato della scelta il presidente della Conferenza episcopale tedesca e docenti di Teologia cattolica hanno preso le distanze da quanto è stato scritto”, elenca don Giulio, che alla lista aggiunge altri esempi di vescovi e cattolici che non hanno condiviso le parole di quel testo firmato anche dal Papa

Partiamo dall’inizio. 

“La decisione di non benedire le palme l’avevo già presa prima che uscisse il documento della Congregazione, l’ho fatto per evitare assembramenti in chiesa, era una delle formule previste dal Messale formulato con le norme anti contagio, solo dopo ho deciso di trasformare questa scelta in una presa di posizione contro quel documento, che ritengo assurdo: perché si benedice di tutto, anche le armi e poi non si vuol benedire l’amore tra due persone omosessuali…”. 

Cosa dovrebbe invece fare la Chiesa? 

“Considerare l’amore tra le persone omosessuali al pari di quello tra eterosessuali. Quello che dobbiamo combattere sono le prevaricazioni, non l’amore vero. Là dove c’è un amore profondo e sincero va benedetto, secondo me Dio lo benedice”, lo dice quasi scusandosi di averlo detto, consapevole di non poter parlare al posto di Dio, ma per un Dio che è amore, secondo lui non può essere diversamente. 

Come ha reagito la Chiesa alla sua presa di posizione? Ha incontrato il vescovo di La Spezia? 

“La Curia ha inviato un comunicato dicendo che si dissociano dalle mie parole, sottolineando che è un mio pensiero e che non era giusto omettere il gesto della benedizione e rivendicarlo come gesto di protesta. Ho anche parlato con il vescovo, con cui ho avuto un dialogo sereno, che mi ha invitato a rileggere il documento della Congregazione, spiegandomi che non è così duro come si può pensare, e che secondo lui è prudente non manifestare certe idee nel contesto della liturgia”.  

Verranno presi provvedimenti? 

“Il comunicato della Curia si conclude dicendo che si sta valutando nelle sedi opportune il da farsi”. 

Lo rifarebbe?  

“Sì, penso proprio che ne sia valsa la pena. In questi giorni mi è arrivata la lettera di un ragazzo polacco che ha letto la notizia sui giornali, si chiama Antek, e mi ha raccontato delle discriminazioni che gli omosessuali subiscono in Polonia, vengono definiti ‘piaga arcobaleno’, e mi ha scritto che le persone come me gli danno speranza e forza per andare avanti nonostante le violenze. Ecco, lo rifarei per lui e per tutti quelli che si sentono come lui, emarginati. Se devo scegliere da che parte stare non ho alcun dubbio, non potrei mai tradire Antek. D’altronde anche Gesù metteva al primo posto le persone e non la legge, se questa era in contrasto con il bene della persona”. 

Qual è il suo desiderio? 

“Che un giorno queste persone possano avere accesso al sacramento del matrimonio, ma se questo è un sogno difficile da raggiungere, che almeno la Chiesa riconosca che l’amore tra omosessuali è vero e sincero, mentre questo documento ha il sapore della condanna e penso a quanto possa aver sofferto un omosessuale cattolico nel leggerlo”. 

In questi giorni si sta parlando tanto del decreto legge Zan contro l’omotransfobia, di cui si discute e si è discusso anche all’interno della Chiesa, lei cosa ne pensa, invece? 

“Sono totalmente a favore e secondo me è una legge necessaria, visto che assistiamo continuamente ad atti di violenza verso omosessuali. E utilizzare certe parole continua a veicolare un atteggiamento negativo verso queste persone che non è giustificato. Qui si tratta dell’uso corretto delle parole affinché non siano discriminanti, perché le parole generano cultura e formano una mentalità”.

Rosangela Urso

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