Il Nazionale

Cronaca | 20 marzo 2021, 14:00

Rachid, l’angelo di Ivrea che chiede di essere salvato dall’inferno

Nel 2013 il 36enne marocchino, insieme a un amico, salvò la vita a mamma e figlia. Oggi vive dentro un’auto e cerca una seconda occasione

Rachid, l’angelo di Ivrea che chiede di essere salvato dall’inferno

In fin dei conti Rachid non chiede molto: qualcuno che gli offra un lavoro, il minimo indispensabile per sopravvivere e una doccia calda.

"Sono giorni che non mi lavo, non ce la faccio più". Questo ragazzo di Casablanca ha soltanto 36 anni, ma il viso segnato di chi ha fatto a pugni con un destino non sempre benevolo. Oggi vive dentro una Seat Ibiza parcheggiata in via Fossata, prestatagli da un amico e trasformata in ricovero di fortuna. "Sono nato in Marocco - racconta - e mi sono trasferito in Italia insieme ai miei genitori quando era ancoro un ragazzino. Qui ho studiato e oltre all’arabo parlo correttamente altre quattro lingue, italiano, inglese, francese e spagnolo".

In effetti basta scambiarci quattro chiacchiere per capire che non è uno sprovveduto. Sembra incredibile che uno come lui possa trovarsi in questa situazione, anche perché ha una storia da raccontare. Non una qualunque, una storia da eroe. È il giugno del 2013 quando Rachid insieme a un suo amico, Hamid, sta percorrendo in auto la tangenziale del Terzo Ponte a Ivrea. Sono da poco trascorse le 22 e fuori è già buio. A un tratto i due si accorgono che una Fiat Panda è precipitata in un fossato. Accostano e raggiungono immediatamente la vettura.

Dal cofano esce del fumo, il rischio di un’esplosione è concreto. Al volante c’è una donna di 43 anni residente a Cascinette, poco distante una bambina di 6 anni. Entrambe sono ferite, ma ancora coscienti. I due amici non perdono tempo e provano a forzare le portiere dell’auto, che l’urto con il terreno ha deformato rendendo impossibile l’apertura. Decidono quindi di rompere il vetro, riuscendo così a trarre in salvo mamma e figlia. La notizia giunge ai cronisti, che definiscono i salvatori "due angeli".

"Abbiamo fatto quello che era giusto fare", ricorda Rachid, che nelle operazioni di salvataggio ha riportato una vistosa ferita al polpaccio. "Sono tanti punti, mi sono fatto male cercando di piegare le lamiere. Dopo l'incidente, a Natale e in altre occasioni di festa, la bambina che abbiamo salvato mi scriveva per farmi gli auguri. Adesso ci siamo persi di vista, ma spero stia bene". Nel frattempo Hamid ha lasciato l’Italia e oggi vive a Dubai. Rachid invece è rimasto, ha trovato un impiego in una ditta specializzata in allestimenti per stand, ma che poi è fallita. "Mi dovevano molti soldi che non ho mai visto. In Italia ho versato ventuno anni di contributi, mi piace fare le cose per bene, ma negli ultimi tre anni tutto è girato storto".

Il Covid ha peggiorato le cose e in poco tempo l’angelo di Ivrea si è ritrovato all’inferno. "Senza soldi per pagare l’affitto, con i miei genitori che vivono in Marocco, non rimaneva che dormire su una panchina. Poi il mio amico mi ha dato le chiavi della sua auto, almeno potevo ripararmi dal freddo, anche se nelle sere più rigide le coperte non bastano mai".

Rachid è pelle e ossa, colpa anche di un’ulcera perforante che gli procura dolori lancinanti. In questi tre mesi i residenti del quartiere Borgo Vittoria hanno imparato a conoscerlo. C’è chi gli offre da mangiare, altri come Luca che gli comprano le medicine. "A queste persone devo dire grazie - dice Rachid con le lacrime agli occhi - mi stanno aiutando e non lo dimenticherò mai". Mentre conta le monete che serviranno per comprare un kebab, gli si affianca un signore distinto, che indossa un lungo cappotto scuro. Rachid lo saluta affettuosamente: "Mi piace chiamarlo zio, è una brava persona come Luca, Anna, Francesco e i tanti che mi danno una mano. Se racimolo altri venti euro forse riesco a prendere in affitto una stanza per un mese, questa non è vita, ho bisogno di lavorare e inviare del denaro ai miei, che non stanno bene". Poco distante lo 'zio' ascolta e annuisce.

"Rachid ci ha raccontato la sua storia - dice aggiustandosi la mascherina sul volto - sembra un bravo ragazzo, ha salvato la vita a due persone ed è giusto che oggi qualcuno gli dia una mano, uno come lui merita un'altra occasione".

Marco Panzarella

Commenti

Ti potrebbero interessare anche: