Il Nazionale

Cronaca | 25 febbraio 2021, 12:45

Report Dia 2020, a Genova crescono i tentativi di infiltrazione mafiosa. La ricostruzione del Morandi: "Torta appetibile al crimine"

La relazione, che monitora i primi 6 mesi dello scorso anno, ha evidenziato l’operatività di due locali ‘ndranghetisti: uno nel capoluogo e l’altro a Lavagna. Accertata anche la presenza di membri legati alla camorra e gruppi africani organizzati nello spaccio e traffico di droga

Report Dia 2020, a Genova crescono i tentativi di infiltrazione mafiosa. La ricostruzione del Morandi: "Torta appetibile al crimine"

Le risultanze investigative vedono la 'ndrangheta quale principale attore di tipo mafioso che agisce anche in forma strutturata, con articolazioni territoriali autonome ma strettamente collegate sia con la casa madre, sia con analoghe formazioni attive nelle regioni limitrofe”: è questo lo scenario tracciato per la Liguria all’interno della relazione del primo semestre realizzata dalla Direzione investigativa antimafia e inviata al Ministro dell'Interno per riferire in Parlamento. La relazione abbraccia un arco temporale, sul fronte dei risultati conseguiti dalle varie forze dell’ordine, tra il gennaio e il giugno del 2020, ma ripercorre anche scenari datati con fatti e circostanze oggetti di diverse indagini e processi, molti dei quali passati anche in giudicato.

La 'ndrangheta è l’organizzazione criminale di cui si è accertata l’esistenza e la pervasività in Liguria e tre sono le 'locali' costituite': Ventimiglia e Bordighera in provincia di Imperia, e Genova, ma anche il comune di Lavagna, sempre nel genovese, non è esente da presenze criminali di matrice calabrese.

Secondo gli inquirenti e gli investigatori nell’ambito della macro area 'ndranghetista in Liguria, influente anche nel basso Piemonte,” il 'locale' di Genova rivestirebbe anche il ruolo di 'Camera di controllo' regionale mentre la formazione insediata a Ventimiglia svolgerebbe la funzione di 'Camera di passaggio', dovendo garantire una "continuità" operativa e strategica con le analoghe proiezioni ultra nazionali attive in Costa Azzurra. Un assunto questo, rimarcato anche dal dal Procuratore della Repubblica di Genova, dove insiste la Direzione distrettuale antimafia, Francesco Cozzi il quale ha segnalato “l’interesse della criminalità -in particolare modo calabrese- per i porti liguri attraverso i quali importare in Italia ingenti partite di cocaina provenienti dal Sud America” e “l’esistenza di rapporti diretti tra esponenti di cosche 'ndranghetiste e soggetti dimoranti nel ponente ligure, anche per aiuto ai latitanti”.

In relazione alle altre organizzazioni strutturate, sebbene nel semestre non siano emerse evidenze riguardo alla presenza di gruppi organizzati e radicati nel territorio, alcune indagini hanno documentato la presenza di elementi o di gruppi familiari in collegamento con la camorra e la mafia siciliana, nell’ambito di affari illeciti ovvero in contesti di infiltrazione del sistema economico.

I tentativi di infiltrazione mafiosa, non solo di matrice calabrese, dell’imprenditoria ligure “trovano tuttora conferma, mette nero su bianco la Dia, specie nel settore degli appalti pubblici per l’esecuzione di grandi opere e in quello del ciclo dei rifiuti, oltre al comparto della cantieristica naval. Sul punto il Questore di Genova, Vincenzo Ciarambino ha dichiarato che risulta ‘di assoluto rilievo il settore della cantieristica, legato soprattutto alle note problematiche connesse alle infrastrutture autostradali, delle quali il crollo del ponte Morandi ha rappresentato la massima, ma non unica, espressione, soprattutto sotto il profilo della sua ricostruzione, torta appetibile alle organizzazioni criminali”.

In questo contesto anche nel semestre oggetto di analisi è proseguita l’azione della Dia volta al costante monitoraggio delle infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici, per l’eventuale emissione, a cura delle Prefetture, di interdittive antimafia. Sul piano della prevenzione sono proseguite anche le complesse attività d’istituto connesse con le opere di ricostruzione del viadotto del “Polcevera”, inaugurato il 3 scorso.

Nella provincia di Genova, sul piano giudiziario, è stata accertata la presenza di due locali di ‘ndrangheta rispettivamente nel capoluogo e nel comune di Lavagna”. Il 26 giugno dello scorso anno si è concluso anche il processo di secondo grado presso la Corte d’Appello di Genova, che ha sostanzialmente condiviso l’impianto accusatorio del primo grado per quanto riguarda l’operatività del ‘locale di Lavagna’ confermandone in larga parte le condanne a vario titolo per associazione di tipo mafioso ed altri gravi reati.

Nel semestre di riferimento, il comprensorio genovese continua ad essere interessato dal traffico di sostanze stupefacenti. Il 26 maggio 2020, nell’ambito dell’operazione “Grazie Mille”, i Carabinieri hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di sette componenti di un’organizzazione criminale strutturata e capeggiata da un esponente del gruppo Biondi, compagine originaria del Molise da tempo attiva nel traffico e spaccio di sostanze stupefacenti nella zona del Tigullio, più volte evidenziata in quel territorio per reati in materia di armi e droga. Di particolare rilievo è stata un’altra operazione, denominata “Barbablu”, condotta dai Carabinieri che hanno eseguito il 27 maggio 2020 un provvedimento restrittivo nei confronti di un gruppo criminale autoctono, capeggiato da un noto narcotrafficante genovese già arrestato in passato in Spagna, nell’ambito dell’operazione “Oasi 2007”.

Le inchieste concluse nel semestre hanno fatto anche luce su condotte finalizzate all’infiltrazione nell’economia legale da parte di soggetti riconducibili a contesti di camorra, trasferiti di recente nella riviera di levante dove avevano avviato floride attività economiche. Infatti, a Chiavari il 6 febbraio 2020 i Carabinieri, nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Dda di Napoli, hanno eseguito il fermo di indiziato di delitto di due persone ritenute vicino al clan Rinaldi, attivo nel quartiere partenopeo di San Giovanni a Teduccio. Nel medesimo contesto territoriale, la Dia evidenzia poi, l’indagine dei Carabinieri di Genova, denominata “Caronte”, che ha visto il coinvolgimento, tra gli altri, anche dei vertici della società titolare della concessione demaniale relativa alla gestione del porto turistico di Rapallo. Dall’inchiesta sono risultate molte presunte operazioni illecite riferibili alle società che si sono occupate del recupero, demolizione e smaltimento dei relitti di navi affondate all’interno del porto di Rapallo a seguito della mareggiata del 30 ottobre 2018.

Per quanto riguarda la criminalità straniera è emersa con l’inchiesta “Skydive” dell’8 giugno 2020 l’operatività di un gruppo criminale senegalese da tempo attivo nello spaccio di cocaina e crack nel centro storico di Genova, con proiezioni anche in altre città del nord e del centro, tra cui Vercelli, Torino e Perugia: 19 furono le persone arrestate.

Altro settore d’interesse della criminalità straniera attiva nel capoluogo ligure è il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Con l’operazione “Taken”, conclusa il 5 marzo 2020 dai Carabinieri, è stata disarticolata un’associazione italo-albanese con base logistica a Genova e ramificazioni anche a Savona, Imperia e Palermo, operante nel campo della immigrazione clandestina aggravata dal requisito della transnazionalità. Le indagini hanno condotto all’esecuzione di 27 misure cautelari personali nei confronti dei componenti del sodalizio, capeggiato da un albanese che teneva i rapporti con i connazionali dimoranti nel Paese d’origine e in Inghilterra, per gestire il traffico di migranti clandestini dall’Albania verso la Svizzera e il Regno Unito. A fronte del pagamento di una somma di denaro, i clandestini ricevevano documenti d’identità contraffatti.

Angela Panzera

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