Il Nazionale

Cronaca | 10 febbraio 2021, 12:31

Coronavirus: si va verso la zona 'arancione' da domani in provincia, l'ufficialità nelle prossime ore (Video)

La decisione dovrà essere presa dal Presidente della Regione, ma le indiscrezioni che circolano in questo momento parlano di codice arancione e non rosso. Le interviste al presidente di Confcommercio Sanremo e Fipe provinciale

Coronavirus: si va verso la zona 'arancione' da domani in provincia, l'ufficialità nelle prossime ore (Video)

Rosso? No, arancione! Non sarà, quasi certamente, instaurato il livello massimo di allerta per la nostra provincia (e più in particolare per la zona compresa tra Sanremo e Ventimiglia) al centro di una forte recrudescenza di contagi da Covid-19, che ha messo in allarme le Amministrazioni pubbliche, sollecitate da quelle sanitarie. Dovrebbe invece essere quello medio, l'arancione, che scatterà dalla mezzanotte e, quindi, da domani. Anche se le associazioni di categoria stanno lavorando per poterlo rinviare a lunedì.

Per bar e ristoranti, tra arancione e rosso cambia veramente poco, perché i locali non potranno comunque aprire anche se potranno far l’asporto e il delivery, anche se con il codice massimo avrebbero dovuto addirittura chiudere. Una situazione molto difficile che vede le associazioni del commercio sulle barricate, in particolare per lo scarso preavviso sulle decisioni che vengono prese, pur sempre rispettose del fatto meramente sanitario, che non è in discussione.

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Questa mattina ne abbiamo parlato con i responsabili, di Sanremo e provinciali di Confcommercio e Fipe e, entrambi, si sono dichiarati molto preoccupati per le possibili reazioni degli associati che, fino ad ora si sono dimostrati molto responsabili. Chiudere di nuovo tutto sarebbe davvero grave, come conferma Andrea Di Baldassarre: “Penso che ci si trovi in una situazione in cui diventa anche difficile credere alle parole – ha detto il presidente sanremese di Confcommercio – soprattutto in tema di ristori, visto che sono arrivate solo le briciole, in proporzioni ai miliardi di cui si è sentito parlare. Ci sono delle attività che non hanno preso nulla, come negozi di vario genere e discoteche. Attività che, come bravi ‘soldatini’ ci hanno dato fino ad ora retta, ma che ora sono arrabbiati. Per l’ennesima volta ci è stato dimostrato che non conoscono le nostre aziende, facendoci chiudere dopo poco pochi giorni che ci hanno consentito di aprire. In questo momento tutti si devono prendere delle responsabilità ed è difficile far mantenere loro la calma. Chiediamo che il Governatore Toti si faccia sentire a Roma, dove abbiamo un governo assente e incapace. Ci vuole chiarezza e rispetto nei confronti di chi si è comportato in materia educata e con correttezza. Ad oggi non si parla di persone ma di padri e madri che hanno bisogno di lavorare e dare da mangiare ai propri figli”. C’è sempre stata la volontà di trovare una ‘quadra’ per evitare allarmismi e iniziative personali, che potrebbero trascendere. Cosa potrebbe accadere adesso? “Spero che la rabbia venga incanalata in una voce unica e che venga capita da chi ci governa. Siamo già oltre al limite di sopravvivenza perché, per molti c’è anche difficoltà nel far la spesa. Da un anno sento parlare di sacrifici ma non ho mai visto un politico, nazionale o locale, fare gli stessi sacrifici. Le aziende stanno morendo e dentro ci sono delle persone, non dimentichiamolo”. L’ex Sindaco di Sanremo, Zoccarato, ha parlato dopo tanto tempo chiedendosi dov’è la politica, in particolare per i controlli al confine: “Come dargli torto perché, se quanto vediamo in arrivo dalla Francia, ci chiediamo dove sono i controlli. Se è tutto vero ha ragione l’ex Sindaco perché serve più attenzione”. Ora c’è il rischio di non poter aprire anche a mezzogiorno, mentre qualche giorno fa parlavamo di poter aprire alla sera: “Non si può giocare con le aziende, perché abbiamo lavorato per giorni per poter aprire fino alle 22, ma nel giro di due giorni ci troviamo a cambiamenti di questo genere. Ci dicano cosa dobbiamo fare, perché siamo stanchi di dove rappresentare gli associati nel tentativo di mantenere la calma tra loro. Noi abbiamo deciso di una linea forte anche di sostegno alle aziende”. La recrudescenza dei contagi risiederebbe nei comportamenti sbagliati di molti. Cosa ne pensa? “In certi casi sono d’accordo ma in altri meno. Ci sono delle persone che non rispettano le norme ma, la maggior parte di altre e degli imprenditori lo fanno. Abbiamo visto molte zone di assembramento in giro e non si deve sempre accusare i locali. Dobbiamo sederci a un tavolo con gli amministratori e le forze dell’ordine perché servono più controlli”.

Enrico Calvi, presidente provinciale di Fipe Confcommercio, ha così analizzato la situazione: “Ci sono molti problemi economici per le aziende anche se ovviamente dobbiamo guardare anche ai casi che salgono a livello esponenziale. Ma dobbiamo andare a fondo e capire il problema perché non possiamo passare sempre noi per gli untori. A due giorni dal San Valentino e con le prenotazioni prese, ora si decidere di chiudere tutto. Ma questo accade perché lo Stato è colpevole e non è presente. Se quelli che consideriamo noi gli amici francesi non possono passare, servono controlli. Non possiamo pensare di colpire il settore ristorazione con l’ennesima chiusura. Stiamo lavorando per scongiurare la zona rossa ed avere quella arancione. Sembra poco ma si cerca di salvare il San Valentino, sempre nel rispetto delle regole e vedere di arrivare a lunedì”. Si parla molto di bar e ristoranti come ‘untori’ raffrontandoli a metropolitane e supermercati stracolmi. Come vivete questa situazione? “Si stanno creando sempre più problemi di ordine pubblico, anche perché è difficile far capire le misure. Si stata parlando di apertura dei ristoranti la sera, visto che il virus non ha l’orologio, con un protocollo corposo e mantenendo le massime misure di sicurezza. Era stato accolto dal Ministro ma poi è caduto il Governo. Stiamo scontando la politica disastrosa anche se i populismi non servono a niente. Non c’è bisogno di scaldare gli animi ma di lavorare compatti sulle soluzioni da portare avanti”. C’è una ‘dead line’ su una data per molti operatori di rimanere aperti o meno? “Più il tempo passa e più avremo problematiche anche per il riassorbimento dei dipendenti che non stanno ricevendo la cassa integrazione. Come possiamo pensare che le persone possano vivere senza entrate per tre o quattro mesi? Più si va avanti e più gli strascichi saranno importanti con il rischio di perdita delle imprese. La speranza è riaprire da marzo con Pasqua e i ponti, altrimenti la situazione sarà gravissima. E tutto questo con le notizie che ci arrivano dalle altre nazioni dove la situazione sanitaria è comunque grave allo stesso modo se non di più”.

Carlo Alessi

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