Fino a poche settimane fa erano in nove. E svolgevano un compito particolarmente delicato: quello di mediatrici culturali presso la Città della Salute, cercando di fare da collegamento linguistico tra la struttura medica e gli utenti di lingua e origine straniera: araba, rumena, albanese, russa. Ma dopo allo scoccare del 2021 è cambiata la cooperativa che si è aggiudicata l'appalto: le operatrici si sono ridotte a tre e le uniche etnie contemplate nel servizio sono quella araba e quella cinese, mentre le altre vengono coinvolte "a chiamata".
L'effetto è stato il licenziamento (ma sarebbe meglio dire la mancata assunzione) delle operatrici in esubero, mentre la clausola sociale prevede che nel passaggio di appalto la nuova aggiudicatari assorba la forza lavoro di quella uscente. Ecco perché al loro fianco - operatrici con anzianità anche ultraventennale - si sono schierati i sindacati. E in particolare la Fisascat Cisl Torino-Canavese.
"Le mediatrici culturali hanno svolto la loro attività all’interno dei vari presidi sanitari ed ospedalieri della A.O.U Città della Salute – in presenza attiva e nell'ultimo periodo con le modalità anche da remoto imposte dall’emergenza COVID - con riferimento ai bacini di utenza linguistici e culturali di riferimento (etnie araba, rumena, albanese , russe), fino al 31 dicembre 2020, alle dipendenze della Senza Frontiere s.c.s., in virtù di contratti di lavoro subordinato ed inquadramento ai sensi del CCNL Cooperative Sociali - si legge in una nota diffusa dai sindacati -. A partire dal 1° gennaio 2021 è subentrata nel servizio di mediazione linguistica e culturale, la Eurostreet s.c., aggiudicataria dell’appalto, e, del tutto inopinatamente, non ha garantito alle lavoratrici la conservazione dell’occupazione, in violazione della clausola sociale contenuta nel capitolato. La Senza Frontiere, a seguito della perdita dell’appalto e nonostante il mancato assorbimento da parte della società subentrata, ha licenziato le lavoratici".
La Fisascat ha garantito immediata tutela legale alle lavoratrici che, con l’assistenza degli avvocati Civale e Mazziotti, hanno contestato la violazione da parte dell’Eurostreet dell’obbligo di assunzione sancito dalla clausola sociale e nei confronti della Senza Frontiere la violazione del blocco dei licenziamenti disposto dalla normativa adottata a fronte dell’emergenza COVID. La scorsa settimana nel corso di un incontro con la Direzione generale e sanitaria, il funzionario sindacale della Fisascat Pasquale Motolo, insieme ai colleghi della FP CISL operanti nell’A.O.U., ha sollecitato la Città della Salute allo svolgimento del ruolo di vigilanza imposto dal contratto d’appalto e, dunque, ad intervenire a fronte delle gravi violazioni poste in essere da Eurostreet.
"Abbiamo contestato l'incomprensibile riduzione da parte della Città della Salute del servizio di mediazione in presenza, previsto dal nuovo capitolato solo per le etnie arabe e cinese, con l’impiego in presenza di sole tre mediatrici rispetto alle nove prima operanti per le altre etnie. Si tratta di un’ingiustificata riduzione, che reca pregiudizio non solo alle lavoratrici, ma espone a grave danno l’utenza ed il personale del servizio sanitario pubblico, che fino ad ora ha potuto avvalersi del supporto di un servizio di mediazione, rivolto alla garanzia delle specificità culturali e religiose, al superamento dei correlati problemi, anche di comprensione linguistica, specie in contesti delicati e di urgenza, nei quali è coinvolta la tutela della salute psico-fisica delle persone", dicono ancora.
"La Città della Salute ha dato seguito agli impegni assunti nel corso dell’incontro sindacale e ha chiesto chiarimenti alla Eurostreet - concludono dai sindacati -. Auspichiamo che la committenza svolga il ruolo che le compete e che la vicenda possa avere una rapida soluzione; in difetto dovremo proseguire sul paino della tutela giudiziaria".
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