Si è chiuso con la condanna dell’editore Guido Veneziani e degli altri quattro imputati alla sbarra con lui presso il Tribunale di Asti il processo di primo grado aperto nell’ottobre 2018 per il crac della Rotoalba.
Nel maggio di quello stesso anno Veneziani e i suoi quattro collaboratori erano stati rinviati a giudizio con la grave accusa di aver portato al dissesto la storica tipografia di via Liberazione, già centro stampa delle Edizioni Paoline prima che vari passaggi di proprietà la portassero fin nelle mani dell’imprenditore milanese, già cliente della tipografia per la stampa di alcuni suoi rotocalchi, divenutone proprietario nel 2012 e di fatto liquidatore tre anni dopo, con la dichiarazione di fallimento arrivata il 27 maggio 2015 e l’emergere del grave dissesto nel quale la società era finita.
Col crac persero il lavoro i 133 dipendenti dello stabilimento, che dalla procedura fallimentare reclamavano compensi e contributi non pagati per circa 2,5 milioni di euro. Fondi che, insieme ad altri 15 milioni di euro – distratti dalla gestione, secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza e coordinate dal pubblico ministero Laura Deodato – rappresentavano il “buco” valso al 54enne editore il rinvio a giudizio per bancarotta fraudolenta patrimoniale, distrattiva e preferenziale aggravata dall’entità del dissesto.
Oltre a Veneziani, che nel 2016 venne arrestato e trascorse anche alcune settimane in carcere, seguite da un periodo ai domiciliari, l’indagine aveva coinvolto in totale altri sette ex dirigenti del gruppo editoriale lombardo. Nel maggio 2018 due di loro, Andrea Pelti e Marco Fossati, furono prosciolti dal giudice per le indagini preliminari Giorgio Morando, che, tenendo conto del risarcimento da loro versato, non accolse la richiesta di condanna (rispettivamente a un anno e due mesi e a un anno) avanzata nei loro confronti dal Pm, per l’avere loro distratto fondi della Rotoalba a favore di altre tre società. Lo stesso giudice aveva invece acconsentito alla richiesta di patteggiamento di Patrizia Basile: due anni con pena sospesa e risarcimento.
Il processo proseguì così per gli altri cinque imputati, che con l’udienza tenutasi venerdì 15 gennaio hanno rimediato altrettante condanne, con le quali il giudice ha in parte hanno accolto le pesanti richieste avanzate dal pubblico ministero nella sua requisitoria.
Guido Veneziani è stato così giudicato colpevole per i capi d’accusa a lui contestati e condannato a una pena di 7 anni e 8 mesi, a fronte di una richiesta di 7 anni e 10 mesi. I suoi difensori – gli avvocati Roberta Minotti e Luigi Taccogna – ne avevano invece chiesto l’assoluzione e hanno già annunciato l’intenzione di ricorrere in appello.
I giudici hanno quindi condannato Gianmaria Basile a 6 anni (richiesti 5 anni e 7 mesi), Marco Pezzoni a 3 anni e mezzo (richiesta 4 anni e 6 mesi), Rino Garbetta a 2 anni con la sospensione condizionale della pena (come da richiesta del Pm), mentre l’ultimo rinviato a giudizio, Francesco Pecere, si è visto inflitta una condanna a un anno e mezzo con sospensione della pena (due anni con pena sospesa, la richiesta per lui).
Cronaca | 19 gennaio 2021, 19:15
Crac Rotoalba, a Veneziani e quattro dirigenti condanne per oltre 20 anni
Nel maggio 2015 il fallimento della stamperia. Il processo di primo grado per bancarotta fraudolenta si è chiuso con pesanti pene nei confronti dell’editore milanese e i suoi collaboratori, accusati di un buco da oltre 15 milioni di euro
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