Il vento gelido non concede tregua, il freddo penetra nelle ossa. E’ un inverno più lungo del solito quello vissuto dai senzatetto torinesi: le temperature sono rigide, più dello scorso anno e la crisi economica dettata dalla pandemia ha acuito il dramma sociale. Gli “ultimi”, se possibile, sono ancora più invisibili di prima.
Basta prestare attenzione camminando, tanto in periferia quanto in centro città, per accorgersi di come a Torino siano notevolmente aumentati i giacigli, i rifugi di fortuna ricavati in ogni angolo possibile: sotto un porticato, tra gli arbusti o in un anfratto. In piazza Cln, davanti ai negozi, un homeless si è costruito una vera e propria casetta. Sotto l’ex grattacielo della Rai il porticato è una distesa di coperte, come in corso Emilia. Basta invece andare vicino al cimitero, in corso Regio Parco, per trovare una casa di fortuna ricavata tra le piante.
La rete sociale della Città si è mossa per tempo, ma la sensazione è che di fronte a un dramma così ampio e complesso, la rete di dormitori messa a disposizione dall’amministrazione, dalla Diocesi e dalle realtà del terzo settore possa non bastare. In via Traves, dove il Comune ha messo a disposizione 30 container e sessanta posti letto, ogni notte c’è il tutto esaurito: “Dall'attivazione avvenuta il 17 novembre a oggi, sono 60 le presenze giornaliere come media di cui circa 6-7 donne".
Gli sforzi per non lasciare indietro nessuno sono enormi: il lavoro congiunto della Croce Rossa Italiana, dei Vigili Urbani e dell’ ufficio Stranieri ed Adulti in difficoltà della Divisione Servizi Sociali sta dando la possibilità, a chiunque abbia i requisiti e voglia accedere alle varie strutture della città, di poter essere inserito in queste ultime con relativi percorsi di inclusione. Ad oggi sono stati in questo modo agganciati circa 30 senzatetto che potranno dunque godere dei servizi inclusivi della città.
“Mi auspico che vengano intensificati i controlli per la sicurezza di tutti. Queste situazioni di fragilità vanno gestite, molti clochard vengono derubati” afferma Michele Checa, presidente dell’associazione Libertà di Parola.
Eppure, i giacigli sono ovunque. Un segnale inequivocabile di come nonostante i risultati riconosciuti della rete di assistenza, le difficoltà siano complesse ed estese. A volte difficilmente arginabili. E centinaia di persone, tanto di notte quanto di giorno, continuino a vivere al freddo.
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