Circa due anni e mezzo e 25 udienze sono occorse per arrivare alla sentenza del processo Barbarossa che ha portato l’Astigiano al centro di una storia corposa di ‘ndrangheta che sembrava lontana anni luce da questi territori, dove invece era stato lanciato l’allarme già da tempo.
Il 3 maggio 2018 i Carabinieri del Reparto Operativo di Asti diedero il via a un’operazione che vide impegnati 300 militari dell’Arma, un elicottero, 4 unità cinofile e una squadra della Compagnia di Intervento Operativo (C.I.O.) del 3° Reggimento Carabinieri Lombardia, portando a 26 arresti effettuati tra la capitale delle Langhe, Alba e Costigliole d’Asti.
Questa sera il collegio dei giudici presieduto dal dottor Alberto Giannone con Marco Dovesi e Beatrice Bonisoli a latere, sarà chiamato a esprimere sentenza nei confronti dei 9 imputati, nell’ottobre scorso il Tribunale di Torino aveva già condannato, con rito abbreviato, 17 imputati comminando pene che per alcuni di essi hanno toccato i 20 anni di reclusione e confermando sostanzialmente la tesi accusatoria sostenuta dai sostituti procuratori Paolo Cappelli e Stefano Castellani della Dda torinese.
Gli imputati a processo hanno sempre sostenuto di essere estranei all’associazione malavitosa e di non sapere con chi avevano a che fare
i pm hanno invece ricostruito un’organizzazione che rispecchiava perfettamente la classica ‘locale’ che faceva capo a quella originaria calabrese .
Al termine della requisitoria, i pm avevano chiesto pesanti condanne per tutti, con una sola richiesta di assoluzione per un solo capo di imputazione.
Per l'imprenditore castagnolese Fabio Biglino sono stati chiesti 14 anni e 1 mese, per Marino Franco, 13 anni e 8 mesi e per Angelo Stambè 13 anni.
Chiesti 12 anni per Alberto Ughetto, collaboratore di Biglino.
8 anni per un altro imprenditore di Costigliole, Mauro Giacosa, 6 anni di condanna per Sandro Caruso per il quale è stata chiesta assoluzione per concorso in rapina.
Il noto commercialista astigiano Pier Paolo Gherlone è stato ritenuto responsabile delle accuse che gli sono state attribuite, per lui chiesti 6 anni e 8 mesi.
Per Fabio Macario (4 anni) e Luigi Catarisano (2 anni e 6 mesi) sono state richieste pene più lievi perchè non è stata riconosciuta l’associazione a delinquere
"Non si può parlare di mafia silente - ha detto il pm Castellani - Perchè la violenza e le minacce hanno reso evidente la volontà di dare segnali della sua presenza".
Presenti questa sera in Aula anche i volontari del’Associazione Libera che hanno seguito le varie fasi del processo. I Comuni di Asti e Costigliole e un imprenditore si sono costituiti parte civile.
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