Il Nazionale

Eventi e Turismo | 08 dicembre 2020, 10:00

Una meraviglia tra lirica, danza e cinema: c'era tanta Torino alla Prima della Scala in mondovisione

Torinesi il regista Davide Livermore, la prima ballerina Martina Arduino e due degli attori che hanno dato voce agli intermezzi recitati, Sax Nicosia e Giancarlo Judica Cordiglia. Davide "Boosta" Dileo ha firmato "Waves" per Roberto Bolle. A cura di D-WOK le scenografie digitali

Una meraviglia tra lirica, danza e cinema: c'era tanta Torino alla Prima della Scala in mondovisione

Un successo enorme, straripante, per la Prima alla Scala più popolare ed ecumenica della storia. "...a riveder le stelle" - format innovativo e sperimentale, trasmesso dalla Rai e incoraggiato dal sovrintendente Dominique Meyer dopo la cancellazione in corsa di Lucia di Lammermoor in piena seconda ondata pandemica - ha emozionato per tre ore consecutive il pubblico televisivo e gli utenti collegati in streaming dall'estero. 

Lirica, danza, teatro e cinema, da sempre artefici di dialoghi e interscambi virtuosi, hanno dato vita a uno spettacolo sontuoso nelle scenografie e nei costumi, dall'intensa espressività, catartico e luminoso nel momento più buio per l'arte tutta in Italia. 

Una meraviglia per gli occhi e le orecchie che può vantare, nel suo grande corpus, indiscussi talenti torinesi

A cominciare dal regista Davide Livermore, già a capo del Teatro Baretti di Torino, qui a fianco del direttore d'orchestra Riccardo Chailly, di Michele Gamba al balletto e di Bruno Casoni al coro. 54 anni, attivo nel settore dal 1998, visionario, e grande appassionato di lirica, cinema, teatro antico e nuove tecnologie, è ricorso per la Prima ad autori eterogenei (Bertolt Brecht, Ingrid Bergman, Sting), alla scena tradizionale e alla realtà aumentata, per "costruire un caleidoscopio di tessere lucenti e rendere onore al miglior prodotto, italiano, sulla faccia della terra: l’opera, spettacolo globale", come ha dichiarato in un'intervista pochi giorni fa.

Si è trattato per lui della terza regia per l'apertura della stagione milanese (l'anno scorso firmò una splendida Tosca), con l'introduzione coraggiosa di elementi extra ordinari - i droni e i led wall, ad esempio - e un rocambolesco gioco di rimandi e citazioni, come il Donizetti ambientato a Cinecittà in omaggio a Federico Fellini. 27 set diversi per 27 arie, con 24 star internazionali della lirica, attori e danzatori. Una narrazione gigantesca costruita in poco più di una settimana di lavoro.

E, parlando sempre di drammaturgia, arrivano da Torino due degli attori scelti da Livermore per la sua personale - e fortunatissima - cavalleria di intermezzi recitativi tra le parti musicate. Sax Nicosia, formatosi al Teatro Stabile del capoluogo piemontese, poi approdato a Genova, ha interpretato Verrà la morte e avrà i tuoi occhi, di Cesare Pavese; versatile e trasformista, si è distinto pochi mesi fa nella Elena di Euripide diretta da Livermore vestendo i panni di Menelao. Mentre il torinese Giancarlo Judica Cordiglia, notissimo al pubblico televisivo per il ruolo di Gnomo Ronfo nella Melevisione, e che in teatro ha lavorato spesso con Luca Ronconi e al cinema con Carlo Lizzani, Dario Argento e Marco Bellocchio, ha letto una lettera di Giuseppe Verdi su Shakespeare.

Ma non è finita qui. Maria Grazia Solano, forgiata da Strehler al Piccolo Teatro di Milano, è attualmente nel prestigioso corpo docenti del Teatro Baretti di Torino: a lei il compito di accogliere sul palco vuoto la Musa della Musica (Linda Gennari) dopo il suo volo nei cieli di Milano, immagine scelta come ouverture della diretta prima dell'Inno di Mameli intonato dai lavoratori. 

Stravagante e mozzafiato, poi, la coreografia pensata da Massimiliano Volpini per l'étoile Roberto Bolle, sulle note di Davide "Boosta" Dileo, fondatore dei Subsonica, ed Erik Satie. Un magico passo a due con una luce laser, capace di unire tradizione e innovazione in modo sorprendente. 

Ed è torinese (ma nata a Moncalieri) Martina Arduino, diventata prima ballerina della Scala a soli 21 anni, sul palco assieme agli altri danzatori Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello, Nicoletta Manni e Virna Toppi, con i solisti Marco Agostino e Nicola Del Freo. 

Non poteva poi mancare il ricordo commosso del Maestro Ezio Bosso, scomparso a Bologna lo scorso 15 maggio, con le sue significative parole che incarnano lo spirito stesso della musica: "Non si suona meglio per distruggere il nostro vicino, si suona meglio perché lui suoni meglio. Si è orgogliosi di chi suona meglio".

Infine, a condensare di effetti speciali l'atmosfera unica dello spettacolo, le scenografie digitali di D-WOK, con sede a Torino, leader nel videomapping, nell'entertainment design, nelle manipolazioni virtuali della prospettiva e nella creazione di show sensoriali e immersivi. 

Un capolavoro multidisciplinare - visibile ora su RaiPlay - che ha riaffermato la centralità dell’opera e della danza per la nostra cultura e la nostra identità, raccontando la loro straordinaria capacità di intrecciarsi alla prosa, alla letteratura, alla vita civile e alle tendenze del nostro tempo.

Manuela Marascio

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