Si è conclusa da poco la presentazione del neo tecnico Ezio Rossi e del vice Neto Pereira a cui hanno partecipato anche il presidente Stefano Amirante e il ds Gianni Califano. Ecco tutto ciò che è stato detto.
Ezio Rossi/1: «E' un grande piacere essere a Varese, in una città dove il calcio ha fatto una storia, dove c'è cultura calcistica. Sono stato in piazze abbastanza importanti e in altre meno importanti: il calcio è bello quando è vissuto con intensità. Essere qui è un grande stimolo, con tutti i pro e i contro. Se le cose vanno bene, a Varese si vivono soddisfazioni indescrivibili».
«Ho sentito Fascetti»
Rossi/2: «A Varese c'è un filo del destino ed è legato al Toro. Io sono di Torino, ho giocato 18 anni in maglia granata. Lo stadio è dedicato a uno degli Invincibili, Peo è stato una bandiera insostituibile di questa maglia, so che Sannino ha scritto con Neto le cose più belle nella storia dell'ultimo Varese e che anche lui viveva a Torino. Il mio tutor Fascetti, maestro di vita oltre che di calcio, l'ho sentito ieri: spero sia di buon auspicio. Inizio con un legame che mi fa sentire unito a questa città, ci metterò tutta la mia passione, quel poco di esperienza e capacità tecniche che posso avere».
«A volte può volare una scarpa...»
Rossi/3: «Se i risultati rispondessero alle mie motivazioni, credo che non perderemmo una partita: il calcio è fatto da spirito da creare per darci una mano. I numeri dicono che siamo ultimi, abbiamo 18 squadre più forti di noi in questo momento, l'ho detto anche ai ragazzi. Quando si è sott'acqua e si deve uscire da questa melma ci vogliono tempo, grande partecipazione e un animo che deve venire fuori. E' un gruppo sano e si vuole bene ma non deve esserlo per forza nel senso che a volte può anche volare qualche scarpa per poi andare in campo a sporcarsi di fango. Un passaggio in meno e un tackle in più vinto: è la filosofia del mio Varese. La squadra di Sannino aveva grande intensità oltre che grande capacità tecniche: rivorrei quella cazzimma, spero di tirarla fuori. Abbiamo credo le qualità tecniche, non siamo forse da questa posizione anche se, se lo siamo, qualche problema evidentemente c'è. Speriamo di capirlo e di capire i giocatori e la loro predisposizione loro al sacrificio».
«Prima di essere troppo vecchio»
Rossi/4: «La mia filosofia è questa: è un onore essere qui a Varese ed è anche un modo per cercare di prendermi delle rivincite. Ho visto il calcio che conta e mi piacerebbe prima di diventare troppo vecchio di tornarci un giorno a Varese. Dobbiamo inculcarci la mentalità di arrivare a salvarci all'ultima giornata, poi se a marzo magari spunta la primavera, ci ragioneremo sopra».
Rossi/5: «Dico due parole su Neto: ho scelto l'uomo. L'ho conosciuto al Milano City e non aggiungo altro per non essere ruffiano. Lui è un simbolo, ha fatto la storia del Varese anche se passa per la prima volta dall'altra parte della barricata. Può darmi una grande mano per come è come persona; per l'attaccante che è stato può insegnare molto a questi ragazzi. Io sono stato un difensore, lui un attaccante: ci completiamo...».
«Vorrei dare gioia alla gente»
Neto/1: «Ciao a tutti. Voglio ringraziare prima la società e poi il mister per questa possibilità di tornare a Varese. Io ho addosso una maglia ed è quella del Varese. Sono orgoglioso, contento ed emozionato come quando sono arrivato qui il primo giorno da giocatore. Spero di dare gioia alla gente di Varese e di fare qualcosa di bello».
«Esonero fallimento di tutti»
Amirante/1: «Mai più avrei immaginato questa situazione, sono tutt'altro che contento che alla sesta partita debba essere qui a parlare di un esonero. Un esonero è un fallimento di tutti che, però, dobbiamo tenerci come esperienza per guardare avanti. Parte una nuova era del Varese».
Amirante/2: «Non è stato un problema di mister ma di un'idea. In un altro momento e in un'altra era quest'idea avrebbe portato forse risultati diversi ma dopo sei partite i risultati sono inaccettabili. Ho parlato con l'area tecnica, li ho messi di fronte a una scelta: siete convinti di andare avanti? Tutti assieme abbiamo pensato fosse giusto dare una svolta. La svolta è stata pensata nel chiudere il rapporto con David Sassarini, lo ringrazio di essere stato qui e di essersi impegnato fino all'ultimo giorno, Andava rotta una situazione improduttiva, cinque partite senza segnare e senza fare un punto: non siamo partiti per spaccare il campionato, quello lo dicono gli altri, per noi è il primo anno in D ed è una stagione di costruzione. Poi vincere piace, ma la nostra prima necessità è costruire tutto ciò che c'è intorno».
Amirante/3: «Cosa e come cambiare? Già questa estate c'è stata questa ipotesi. Nel momento in cui ci metto qualcosa anche io in questa scelta, non potevo non pensare ad Ezio Rossi. Da ragazzino lo vedevo dalla curva Maratona, l'ho conosciuto da allenatore e mi ha convinto nella sua gestione a 360 gradi. Qui ci vuole una persona totale, sostanziosa, preparata anche umanamente. Era una scelta per me obbligata e condivisa da tutti, anche dal vice presidente Lo Pinto e dall'altro vice presidente Pertile. Oggi hanno parlato tutti assieme per chiudere il cerchio e ripartire».
«La fame degli ultimi»
Amirante/4: «Con Ezio Rossi ci sentivamo anche in terza categoria. Abbiamo pensato che fosse una cosa bella da portare avanti: Ezio non ha uno staff. Si è pensato a un allenatore in seconda che potesse essere la persona giusta. Neto Pereira è la persona adatta a Varese, ha aperto la scuola di tecnica, ha volontà di approfondire il discorso anche per diventare allenatore. L'anno prossimo inizieremo anche l'attività giovanile, con Neto ci avrei parlato comunque tra un po'. Non mi interessa se oggi Neto non ha il tesserino: andrà in panchina in casa. E' l'allenatore che ci ha proposto Neto, non noi a proporlo a lui. Si è chiuso il cerchio che è là in campo in questo momento ed è qui davanti a voi. Non funzionavano i risultati ma il gruppo era sano anche grazie a mister Sassarini e al suo lavoro da agosto ad oggi con tutte le difficoltà enormi che ha avuto. Guardiamo avanti: spero che si vedano i risultati perché il resto c'era già. Noi partiamo, domenica a Casale, da un incrocio di destini per il mister, e partiamo da ultimi. Dobbiamo ripartire da lì per non essere più ultimi».
«Risultati impietosi, critiche giuste»
Califano/1: «Sarò breve: è doveroso ringraziare l'uomo e l'allenatore David Sassarini e il suo vice Cortinovis per la grande professionalità e la grande passione che hanno avuto. E' una sconfitta in primis mia e nostra ma pagano loro, purtroppo. Abbiamo condiviso mesi assieme, abbiamo provato a dare il massimo sostegno e forse non ci siamo riusciti. I risultati sono impietosi e le critiche giuste. E' davvero un dolore grande. Do il benvenuto a Ezio: quando sono andato a Torino nell'85 gli ho fatto da raccattapalle, sono stato 7 anni là e ci lega quel filo sottile indistruttibile per chi ha indossato la maglia granata. Sono altrettanto onorato della nuova conoscenza con Neto, che ho sempre ammirato dall'esterno».
Amirante/5: «Solo il Varese a giugno si stava iscrivendo in seconda categoria, quindi non abbiamo avuto gli stessi problemi che hanno avuto gli altri: ci sono state difficoltà organizzative poi pagate dall'area tecnica perché non avevamo neppure un campo finché la Valceresio non ci ha accolto. Noi abbiamo dovuto fare tutto da zero. Eravamo al piano più basso del livello dilettantistico e ci siamo trovati ad essere nel più alto nel giro di un mese».
«Il mercato? A disposizione del mister»
Califano/2: «Nel momento in cui c'è un cambio tecnico, è giusto che il mister valuti la rosa che ha a disposizione. Si andrà a intervenire qualora il mister si rendesse conto di dover intervenire. Qualcosa, è chiaro, è mancato. Spero che qualcosa dal mercato venga trovato dall'interno, ci sono ragazzi che non hanno mostrato il loro valore. La proprietà è a disposizione per intervenire dopo che l'allenatore avrà valutato le risorse funzionali al suo modo di intendere il calcio: ne parleremo con lui e interverremo anche in maniera drastica, se serve. Neto? Sono sconvolto dall'umiltà di questo ragazzo perché più si va in alto, più è difficile trovarne».
«Ho 8 attaccanti e una mia idea»
Rossi/6: «La mia tattica? Credo che nel calcio si è vinto e perso con tutto e il contrario di tutto. Nella mia vita ho sperimentato tutti i moduli, a Trieste ho finito con il 3-4-1-2 partendo con il 4-4-2, l'anno dopo ho proseguito con il 4-3-3. A me piacerebbe, partendo dall'inizio, trasmettere conoscenze alla squadra per variare il modulo: in questo momento non è il caso di farlo. Io ho una mia idea, ma devo valutarla sul campo. Mi sono fatto un'idea avendo visto qualche partita ma devo capire sul campo velocemente se l'idea che ho io, un po' diversa da mister Sassarini, è praticabile. Ho 8 attaccanti, tra esterni e punte: devo capire se la disponibilità che ho è adatta per cambiare qualcosa dal punto di vista tattico e di filosofia, ma prima serve l'animo».
«Al massimo ci pensa Neto»
Rossi/7: «Prima di parlare di cambi devo vedere Gianni e capire. Potrebbe essere che magari cambiando un pochino inizino a funzionare le cose. Al massimo, ci pensa Neto (ride). Scelte davanti ne ho tante, anzi troppe per come potrei pensare io di giocare. Ma a volte togli due attaccanti e poi fai gol: il calcio è strano. In 15 giorni devono farmi capire cosa sanno fare. Qualcosa deve cambiare. Magari, oltre alla cattiveria, per segnare serve anche la serenità. Il problema non credo sia una squadra giovane: ci sono 14 over».
«Tra i primi 5 e mi rinnovano»
Rossi/8: «Il presidente è ambizioso, io sono molto più realista. Se però arriviamo nei primi cinque, ho il rinnovo per l'anno prossimo. Magari così poi mi costruirò la squadra con il ds. Noi siamo l'ultima ruota del carro e dobbiamo andare in campo con rabbia, voglia di dimostrare e cattiveria».
Amirante/6: «Questa è stata una scelta non solo per uscire dal problema ma una scelta di prospettiva e costruzione. Ringrazio la società di appartenenza di Neto, molto disponibile, in particolare Rinaldi».
Rossi/9: «Dobbiamo pensare che per salvarci abbiamo 5 squadre davanti; per arrivare nei primi 5, ne abbiamo 11. Nel primo caso tre possono crollare, ma due le avremo sempre tra le scatole. Nel secondo caso devono crollarne sette...».
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