Il Nazionale

Cronaca | 19 novembre 2020, 17:29

Scomparso l’avvocato Giorgio Piacentino, l’uomo che non aveva paura delle “cause perse”

Punto di riferimento del foro di Pinerolo, aveva partecipato attivamente al movimento per la difesa del Tribunale

Scomparso l’avvocato Giorgio Piacentino, l’uomo che non aveva paura delle “cause perse”

I più giovani lo ricordano come una figura carismatica, un interlocutore sempre disponibile nei momenti in cui si affacciavano alla professione. Per tutti gli altri, l’avvocato pinerolese Giorgio Piacentino, era anche un collega molto conosciuto e rispettato.

Scomparso ieri, mercoledì 18 novembre, all’età di 71 anni, per l’avvocato Giovanni Priotto, Piacentino era anche un caro amico: «Ci siamo conosciuti da bambini e abbiamo trascorso assieme anche il periodo giovanile. Quando, dopo la soppressione del Tribunale di Pinerolo, c’incrociavamo a Torino mi diceva: “Guarda, ci hanno tolto anche il piacere di incontrarci!”».

Piacentino è ricordato, infatti, per la strenua difesa del tribunale di Pinerolo, soppresso nel 2013, battaglia condivisa con i colleghi: «Per lui è stato un  momento molto delicato – ricorda Priotto –. Il tribunale era un luogo d’incontro importante per la cultura giudica locale e perderlo è stato un danno per l’intera città». Era stato anche consigliere dell’Ordine e seguiva cause di ogni genere ma con una predisposizione a quelle di diritto del lavoro, coerentemente con la sua sensibilità politica: «Era notevole il suo saper fare in questo settore, soprattutto in difesa dei diritti dei lavoratori, e politicamente è sempre stato un progressista».

Elena Marcellino fa parte della nuova generazione di avvocati pinerolesi che in queste ore accusano  il colpo della morte di Piacentino. Quello che lascia è un riferimento professionale e umano: «Era un uomo di un’intelligenza e di un’ironia pazzesca. Gli occhi “pungenti” con cui ti guardava, lasciavano trasparire una conoscenza profonda delle persone» ricorda Marcellino.

La devozione al suo mestiere era tale che dal letto dell’ospedale chiamava lo studio che condivideva con il figlio per dare direttive. «Ha portato la toga con onore ed orgoglio e non si è mai stufato del suo lavoro. Non ha mai avuto paura di esporsi anche per quelle che sembravano cause perse ed era disposto a sospendere le sue attività  per ascoltarti e darti consiglio. Ora lascerà un bel vuoto in tanti di noi».

Nonostante la dedizione professionale era attaccatissimo alla sua famiglia, come racconta Marcellino: «Ne era innamorato. Inoltre, era nonno da qualche anno e amava anche quel ruolo».

Elisa Rollino

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