Il Nazionale

Cronaca | 10 novembre 2020, 19:07

Ospedale Martini, le terapie intensive ultima trincea per sconfiggere il Covid: “La guerra? Non sappiamo quando la vinceremo” [FOTO e VIDEO]

Il direttore sanitario di quello che da 10 giorni è dedicato ai pazienti positivi al Coronavirus, Michele Morandi: “Nella seconda ondata sono aumentati i ricoveri a bassa e media intensità”. Gli infermieri: “I negazionisti? Non cambierebbero idea comunque"

Ospedale Martini, le terapie intensive ultima trincea per sconfiggere il Covid: “La guerra? Non sappiamo quando la vinceremo”  [FOTO e VIDEO]

Entrare oggi all’ospedale Martini di Torino vuol dire non riconoscere più il caotico presidio una volta preso d’assalto dai torinesi per ogni genere di patologia. Vuol dire scendere in trincea. Da 10 giorni circa, infatti, il Martini è diventato Covid-Hospital. I pazienti arrivano principalmente dagli altri ospedali, proprio per scongiurare l’ipotesi più pericolosa: quella che il sistema sanitario vada in tilt, schiacciato da ricoveri sempre più frequenti.

Qui ogni reparto è stato riconvertito e dedicato alla battaglia contro il Coronavirus. La rianimazione, com’è normale che sia, ospita i pazienti in terapia intensiva. I malati che lottano strenuamente tra la vita e la morte, assistiti da equipe di medici e infermieri che fino a ieri tutti chiamavano angeli e che oggi, pur non sentendosi completamente tutelati dalle istituzioni, si sono rimessi le tute bianche, le protezioni adeguate e sono tornati in trincea.

Cronache dal campo di battaglia
Ed è proprio dal campo di battaglia, dalle terapie intensive, che si leva un grido d’allarme: “Non sappiamo quando vinceremo questa guerra. Il non avere una prospettiva è la cosa che butta più giù il morale di tutte”. A dirigere l’ospedale c’è Michele Morandi, arrivato dall’Oftalmico. “L’impatto della seconda ondata? Sono aumentati i ricoveri a bassa e media intensità, che sono decisamente superiori a quelli della prima ondata. Questo tipo di ricoveri sta mettendo in grossa difficoltà il sistema” spiega il direttore sanitario del Martini.

L'attesa: Torino Esposizioni
“Siamo diventati un ospedale dedicato ai pazienti Covid e questo ci ha obbligato a dover chiudere il pronto soccorso: prendiamo in carico i pazienti positivi al virus per aiutare gli altri ospedali alla gestione di tutto ciò che è assistenza non Covid” racconta Morandi. Tra una decina di giorni circa, ad alleggerire la pressione sui pronto soccorso torinesi ci penserà anche l’ospedale da campo che verrà allestito a Torino Esposizioni: “Darà una grossa mano: tutta quella popolazione che ha necessità di ricevere una risposta di assistenza a bassa intensità potrà essere accolta in un luogo in cui poter essere assistita dal personale sanitario, senza gravare sui pronto soccorso degli ospedali”.

La speranza: il vaccino
Guardando più in là nel tempo, la speranza si chiama vaccino. Anche in quel caso, gli ospedali dovranno farsi trovare pronti di fronte alla grande portata di un’operazione mastodontica, come quella della distribuzione del vaccino alla popolazione: “Gli ospedali saranno certamente coinvolti perché si tratta di una vaccinazione di massa con risvolti organizzativi importanti, che potrà essere effettuata solamente con l’integrazione totale di tutti gli attori del sistema. Sarà qualcosa di molto molto grosso”, conferma Morandi.

 

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Intanto, nei reparti si combatte. Nell’area delle terapie intensive, in un turno normale, lavorano in contemporanea una decina di infermieri, assistenti sanitari e medici tra anestesisti e varie figure professionali specializzate. “I momenti più difficili? Quando dobbiamo chiamare i parenti di un paziente che sta male, che soffre” racconta il coordinatore degli infermieri del Martini. 

"I negazionisti? Non cambierebbero idea nemmeno venendo qui"
Tra percorsi “puliti” e “sporchi”, vestizioni continue e sanificazioni, la seconda ondata sta mettendo a dura prova anche la resistenza degli eroi. Il loro è un lavoro frenetico, in un ambiente in cui il rumore dei caschi e dei respiratori pare entrarti dentro la testa e accompagnarti ogni istante del turno. La lotta è ancora lunga, la guerra contro il Covid da vincere. I negazionisti? "Inutile provare a fargli cambiare idea, non lo farebbero comunque".

Andrea Parisotto

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