Gli ultimi acquisti nel negozio d'abbigliamento, la spesa dal negoziante di fiducia e il caffè al bar con un amico. Non è una giornata come le altre a Torino. Non lo è per i cittadini, che da domani si dovranno "rinchiudere" in casa, salvo necessità e non lo è per la maggior parte dei commercianti, costretti a chiudere i loro esercizi commerciali per settimane, dopo mesi di sacrifici.
Basta passeggiare per il centro di Torino, cuore di un Piemonte finito in zona rossa tra le polemiche, per accorgersi che negli occhi delle persone vi sia poco spazio per la felicità. Inutile narrare il contrario. Nelle parole dei commercianti trovano spazio rabbia e sconforto, tra i cittadini aleggia smarrimento. "Doveva andare diversamente" è il leit motiv ripetuto come un mantra da tutti nell'ultima giornata di normalità prima del lockdown soft.
"Io non dormo di notte al pensiero di dover chiudere. Gli incassi, seppur diminuiti, mi permettevano di tappare dei buchi. Non so come faremo", racconta Adriana Tornatore, titolare di un negozio d'abbigliamento in via Gramsci. "Sto affrontando il lockdown con malinconia: assistiamo impotenti alla chiusura. Potevano limitarci l'orario: se si fermano il Piemonte e la Lombardia, il resto dell'Italia va in rotoli" è il pensiero della commerciante.
Determinato a dare "battaglia", con proteste pacifiche ma animate da tanta rabbia, il titolare del Cantiere Interattivo di via Garibaldi: "Il lockdown si affronta con la forza del popolo, ribellandoci a un Governo opprimente che non fa gli interessi dei cittadini". Da qui l'appello per l'appuntamento previsto domani alle ore 9 in piazza Castello, quando molti commercianti si ritroveranno per far arrivare alle istituzioni precise richieste: "Gli affitti vengano sospesi, non rinviati. Chiediamo l'esenzione delle tasse per tutto il 2021 e ristori completi: la potenza di fuoco ha rovinato la nazione".
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In tanti, tra i negozianti del centro, hanno sperato sino all'ultimo in un epilogo differente. Tra questi vi è il titolare della Focacceria Blob: "Oggi è complicato, non eravamo preparati. Non sapevamo se si poteva stare aperti o no, stiamo valutando di fare l'asporto da domani". Il lockdown li spaventa, inutile negarlo: "Tutto questo andava evitato, la gente ormai è preparata e va in giro con la mascherina. Noi garantiamo la distanza e la sicurezza: non si doveva arrivare a questo punto".
Se tra i commercianti vi è un misto tra rabbia e rassegnazione, i residenti sentono comunque l'angoscia per l'imminente chiusura. "Mi spiace per Torino, il problema del Covid è indubbiamente serio ma rimango perplessa sugli interventi messi in campo per risolverlo: si devono curare le persone, senza condannare le altre a vivere grandi difficoltà dopo tutti questi mesi critici" è il pensiero di Rossella Tenardi, del gruppo PuliAmo Torino. "Oggi sono preoccupata perché mi pare che le istituzioni brancolino nel buio, facendo tanti tentativi senza avere una strategia" spiega la cittadina.
I torinesi puntano il dito contro le istituzioni, senza fare distinzioni di colore e partito: "La situazione negli ospedali è disastrata? Certo, non c'è assistenza domiciliare, i pullman sono strapieni, i nonni accompagnano i bimbi a scuola. Il lockdown? E' disastroso, tantissime persone hanno investito soldi per mettersi in regola e ora sono in grande difficoltà. Le istituzioni facciano un mea culpa immenso".
Oggi i pullman hanno continuato a girare normalmente, con diverse persone intente a spostarsi. Da domani, invece, sarà diverso. L'ultimo giorno di normalità non vede quell'assalto ai treni avvenuto durante la prima ondata per spostarsi, così come accaduto durante la prima ondata. Nessuna corsa alle seconde case. Solo tanta angoscia e la paura che, inutile negarlo, questa volta senza aiuti immediati e concreti sarà più difficile venirne fuori.
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