Il pacchetto" per avere la cittadinanza, costava intorno ai 4mila euro a persona. E, nel giro di tre mesi - attraverso l'organizzazione messa in piedi da una società di servizi di Verona e a due compiacenti addetti del Comune di Crescentino - il visto turistico si trasformava in cittadinanza italiana ottenuta "iure saniguinis" ovvero tramite il riconoscimento della discendenza diretta da emigranti italiani partiti per il Brasile nei decenni o nel secolo passato.
Un meccanismo ben oliato che avrebbe consentito, nel corso di un paio d'anni, di avviare un "giro d'affari" da circa 600mila euro e che ha portato all'arresto di due pubblici ufficiali in servizio al Comune di Crescentino, Stefano Masino e Annalisa Aresi, e dei referenti della società veronese che si occupva di far arrivare i brasiliani. Si tratta di madre e figlio, Simone Frassini (la madre) e Raphael Bussolo (il figlio). Altre due persone, pure legate alla società veronese, sono invece indagate a piede libero.
Le accuse sono pesanti: associazione a delinquere finalizzata alla corruzione e al falso, false attestazioni in atto pubblico, peculato d'uso e altri reati satellite come violenza privata. Indagati a piede libero anche 74 cittadini brasiliani, accusati di falso in atto pubblico: sono i cittadini che, attraverso le procedure corruttive, hanno ottenuto la cittadinanza. L'indagine, conclusa nella mattina di mercoledì, ha anche portato al sequestro dell'ufficio Anagrafe e Stato Civile del Comune di Crescentino, che i quattro avevano trasformato nella vera e propria base operativa del sodalizio criminale. Eloquenti, in tal senso le immagini filmate dalle microcamere nel corso dell'indagine. L’attività - spiega il sostituto procuratore Davide Pretti che ha coordinato l'indagine - era partita nel mese di aprile scorso quando la Squadra Mobile aveva iniziato una serie di approfondimenti per verificare la regolarità dell’iter amministrativo finalizzato all’ottenimento della cittadinanza italiana iure sanguinis da parte di cittadini brasiliani, discendenti da emigrati italiani, e che dimoravano in provincia per il tempo strettamente necessario al completamento del procedimento. Tale approfondimento investigativo era scaturito dall’analisi delle numerose comunicazioni pervenute all’Ufficio Immigrazione della Questura di Vercelli circa la presenza di cittadini brasiliani nel comune di Crescentino: almeno 150 cittadini brasiliani a fronte di una popolazione residente di poco inferiore agli 8.000 abitanti". Un'anomalia che gli uomini della Mobile, guidati dal dirigente Gianluca Tuccillo, hanno poi deciso di approfondire: la cittadinanza “iure sanguinis” viene ottenuta in tempi ridotti attraverso la presentazione di alcuni documenti dai quali possa essere comprovata la mera discendenza da cittadini italiani, senza dover svolgere alcun colloquio in lingua italiana o presentare una certificazione della conoscenza della stessa. Tra i requisiti necessari al rilascio della predetta cittadinanza vi è la residenza in Italia, ma non necessariamente nel Comune di nascita dell’avo. "I primi riscontri dell’attività di Polizia hanno consentito di individuare un’agenzia d’affari con sede a Verona, facente capo a due cittadini di origine brasiliana, madre e figlio, dedita a fornire ad altri brasiliani un pacchetto di servizi per avviare le pratiche per l’ottenimento della cittadinanza - ha spiegato il dirigente della Mobile -. Tale pacchetto comprendeva alloggio, la ricerca della documentazione necessaria all’ottenimento della cittadinanza “iure sanguinis” nonché ogni forma di assistenza sul territorio vercellese, e in particolar modo nel Comune di Crescentino, fino al raggiungimento dello scopo prefissato". Tra gli immobili presi in locazione nel territorio di Crescentino per fare alloggiare i cittadini brasiliani, uno era di proprietà di un pubblico ufficiale, Masino, dipendente dell’ufficio anagrafe e ufficiale di stato civile del medesimo comune. L'uomo si occupava proprio di vagliare le richieste di residenza e di procedere ai controlli in merito, indizio che ha immediatamente destato sospetti negli operatori di Polizia. Lo stesso aveva altesì la disponibilità di un altro alloggio ubicato nel Comune di Robella d’Asti: alloggi che risultavano formalmente abitati, da circa due anni, da quattro brasiliani che avevano sottoscritto con il pubblico ufficiale contratti di comodato d’uso gratuito. Dalle indagini emergeva tuttavia che, nel medesimo periodo, erano stati residenti almeno 30 brasiliani e, per ciascuno di loro, si appurava che, in realtà, il pubblico ufficiale percepiva un affitto in nero, pagato dall’agenzia d’affari veneta, di circa 700 euro al mese. Nel corso dell'indagine si è poco per volta portato alla luce il sistema: i due titolari della ditta procacciavano cittadini brasiliani, interessati alla cittadinanza italiana, con la garanzia che, dietro il pagamento di un compenso illecito al pubblico ufficiale, avrebbero ottenuto la cittadinanza pur in assenza dei requisiti previsti dalla legge ed in tempi ristrettissimi. Lo stesso pubblico ufficiale, oltre all’affitto irregolare degli immobili nella sua disponibilità, percepiva anche numerose tangenti per rilasciare i documenti d’Ufficio, talvolta chiamate "regalo” altre volte “premio”, circostanza documentata grazie alle microcamere installate dagli investigatori della Squadra Mobile all’interno degli uffici comunali. Con la prosecuzione delle indagini si appurava che i corruttori avevano la piena disponibilità degli uffici del Comune di Crescentino, all’interno dei quali si intrattenevano per lunghi periodi, muovendosi come se fossero loro uffici e utilizzando i beni della pubblica amministrazione come se fossero di loro proprietà. Affiorava, inoltre, la piena partecipazione al sodalizio criminale anche della collega Aresi, dipendente dell’ufficio anagrafe ed ufficiale di stato civile del comune di Crescentino e ripresa dalle videocamere installate nel Comune mentre incassava una "bustarella". Il totale asservimento dei due pubblici ufficiali agli interessi dell’associazione criminale, di cui facevano parte a pieno titolo, era evidente anche da alcune fotografie estrapolate dai profili social utilizzati dai titolari dell’agenzia d’affari, attraverso i quali veniva pubblicizzata l’opera di intermediazione svolta dagli indagati a favore di loro connazionali per ottenere la cittadinanza. "Alcune fotografie - commenta Tuccillo - addirittura ritraggono i pubblici ufficiali, all’interno dell’ufficio comunale, nell’area non riservata al pubblico, insieme ai corruttori e a persone che sono risultate essere clienti del sodalizio che hanno beneficiato, quindi, del servizio offerto ottenendo la cittadinanza italiana". La consegna di tangenti ai due pubblici ufficiali è stata filmata e documentata, permettendo agli investigatori di stabilire che i proventi economici illeciti sono stimabili in almeno 600.000 euro. Del sodalizio criminale, secondo gli investigatori, fanno parte anche un uomo, di origine brasiliana, con il compito di fornire il supporto logistico ai connazionali nelle abitazioni del vercellese, e una donna, fidanzata del titolare dell’agenzia d’affari, che curava le pratiche finalizzate alla raccolta della documentazione necessaria. L’attività dell’associazione si è sviluppata in una serie di false attestazioni di certificati di residenza dei cittadini brasiliani, poiché prive dell’elemento soggettivo della volontà di stabilirsi in un determinato luogo. I brasiliani, infatti, rimanevano a Crescentino solo per il tempo strettamente necessario ad ottenere la cittadinanza italiana per poi stabilirsi in altre zone del territorio nazionale, in altri paesi dell’Unione Europea o, talvolta, per ritornare in patria. Il sodalizio criminale aveva posto in essere un sistema talmente rodato che, in un paio di occasioni, ha costretto alcuni brasiliani a consegnare i passaporti con la minaccia di non restituirli se gli stessi non avessero adottato un comportamento più rispettoso del vicinato che aveva lamentato il disturbo della quiete nelle ore notturne. In un'altra occasione, uno dei due pubblici Ufficiali arrestati si è addirittura introdotto, in piena notte, nei suoi uffici nel comune di Crescentino al fine di disbrigare pratiche private dei clienti dell’associazione. Dopo aver acquisito i gravi indizi di colpevolezza, desunti dalla complessa e prolungata attività di indagine svolta dalla Squadra Mobile, il Gip del Tribunale di Vercelli, su richiesta della locale Procura della Repubblica, ha emesso un’ordinanza cautelare a carico dei quattro soggetti che hanno ricoperto un ruolo di primo piano nell’associazione, sottoposti agli arresti domiciliari, con applicazione del braccialetto elettronico. All’alba di stamattina i due pubblici ufficiali e i due corruttori, tutti incensurati, sono stati raggiunti dagli agenti della Prima Sezione della Squadra Mobile della Questura di Vercelli che hanno dato esecuzione all’ordinanza degli arresti domiciliari, in collaborazione con personale della Questura scaligera. Inoltre, sono stati denunciati a piede libero gli altri due partecipi all’organizzazione criminale, una donna ventiseienne residente a Verona e un uomo cinquantaquattrenne di origine brasiliana residente a Crescentino. Infine, 74 cittadini brasiliani sono stati deferiti alla locale autorità giudiziaria per il reato di falso ideologico in atto pubblico per aver falsamente attestato la loro residenza nel comune di Crescentino. Sono in corso ulteriori accertamenti per verificare eventuali altre condotte delittuose adottate dai Pubblici Ufficiali e da altri soggetti “satelliti” all’associazione.
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