Il Nazionale

Cronaca | 01 settembre 2020, 14:55

Piazza d’Armi, i nomadi ad Appendino: “Perché chiudere via Germagnano per aprire un altro campo?” [VIDEO]

L’appello di Giacomo alla sindaca: “Siamo disposti a pagare per una casa- Quando arriverà l’inverno come faremo senza luce, acqua e gas e i nostri bambini? In mezzo ai topi non possono stare”

Piazza d’Armi, i nomadi ad Appendino: “Perché chiudere via Germagnano per aprire un altro campo?” [VIDEO]

“Siamo disposti a pagare per una casa”. E’ un appello rivolto direttamente alla sindaca Appendino quello di Giacomo, nomade di origine serba ora residente in piazza d’Armi da 10 giorni. Se n’è andato da via Germagnano, dopo anni e anni di residenza nella zona Nord di Torino.

Oggi, quando ha visto arrivare gli agenti della polizia municipale, per un attimo ha pensato a un nuovo sgombero ma i civich si sono concentrati solo sulle tende e non sui camper. Di certo, secondo il nomade, il modello proposto dall’amministrazione presenta più di una criticità: “Avete chiuso i campi rom, non è che dovete aprirne un altro: bisogna dare una sistemazione alla gente” afferma, rivolgendosi alla prima cittadina. “Non si può prendere la gente e buttarla così” ribadisce Giacomo, prendendo come esempi virtuosi le gestioni in Germania e Francia, dove accordi per la sosta sono frequenti, soprattutto a seguito del pagamento di una somma di denaro.

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La richiesta è una sola: trovare una casa e nell’attesa lasciare i nomadi lì in piazza d’Armi, magari assistendoli di più. “Siamo di origine bosniaca, ma siamo nati e cresciuti qui. Anche i miei figli. Dateci una casetta, chiediamo un piccolo appoggio e pagheremo ciò che c’è da pagare”. Giacomo lamenta le condizioni dell’area camper, invasa da topi, e priva di acqua, gas e luce: “Questa non è vita, è un’avventura che combattiamo giorno per giorno. Qui non ci sono problemi, ma è estate: con l’arrivo dell’inverno, cosa faremo? I bimbi vogliamo mandarli a scuola, ma siamo senza appoggio”.

Consapevole del pregiudizio che grava come una spada di Damocle sui nomadi, il padre di famiglia controbatte:  “Siamo regolari, con permessi di soggiorno e documenti in regola. Ci manca il lavoro, proviamo ad andare avanti sgomberando cantine e lavorando il ferro vecchio”.

Infine, ancora l’appello alla sindaca: “Siamo disposti a pagare? Si, come la gente normale. Non è un problema, ma vogliamo avere una casa. Abbiamo chiesto al Comune che ci ha detto che c’è gente cha aspetta da 3/4 anni, ma non possiamo stare in mezzo alla strada con bambini dentro un camper in queste condizioni. Non è bello, siamo nati e cresciuti qui”.

Andrea Parisotto

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