2 anni e due mesi per Khadija Nasser e due anni e 4 mesi per Hatim Elasraoui. Questa la sentenza di questa mattina in Tribunale a Savona del giudice Emilio Fois in merito all'operazione "Nozze d'oro".
L'inchiesta, iniziata nel gennaio del 2017 e coordinata dal Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Savona, aveva visto scoprire un giro di affari per ottenere il permesso di soggiorno.
Era stata scoperta una vera e propria “agenzia di viaggi” per aspiranti mariti in cerca di un permesso di soggiorno definitivo in Italia. Era questo il “business” messo in piedi da un gruppo di uomini e donne che offrivano il pacchetto completo ad aspiranti mariti extracomunitari intenti a giungere in Italia sfruttando la possibilità del ricongiungimento familiare.
Gli interessati non dovevano far altro che acquistare il “pacchetto” completo (di norma del costo di 10/12 mila euro) e a tutto il resto pensavano gli “amici” in Italia. Nell'accordo il 50% del costo del matrimonio spettava alla sposa, mille euro ai due testimoni, 4 mila euro agli organizzatori. Le accuse a vario titolo erano di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e induzione al falso in atto pubblico per le nozze “finte”, organizzate per far ottenere a cittadini extracomunitari un permesso di soggiorno.
Dopo una serie di patteggiamenti (circa 20), tra i quali figuravano anche Hamid Tarik (condannato a tre anni e due mesi di reclusione) e Said Assouli (quattro anni di reclusione), il processo era iniziato per Nasser, per Elasraoui (difeso dall'avvocato Gian Maria Gandolfo), Gabriela Ewa Dlugosz (condannata a 4 mesi con sospensione condizionale della pena), Angelo Angiollieri e Hicham Kritta.
La difesa di Nasser (assistita dai legali Bruno Robello De Filippis, Oriana Bobone e Tiziana Bernazzoli), aveva specificato che la donna non era una organizzatrice di matrimoni, né una reclutatrice ma una mediatrice culturale, punto di riferimento per gli stranieri ad Albenga, facendo venire meno l'accusa di sfruttamento dell'immigrazione clandestina.
L'avvocato Gandolfo di Elasraoui aveva spiegato in aula nella sua replica che il suo assistito non era un reclutatore di spose o di persone che necessitavano di permessi di soggiorno, non favorendo nessuna attività.
"I difensori Bobone, Bernazzoli e Robello De Filippis annunciando appello ad una sentenza che, seppur più mite rispetto alle richieste della Procura, non può essere condivisibile per una totale estraneità della Nasser in ordine al ruolo della imputata, indicando come la Nasser abbia svolto solo e solamente il ruolo professionale di mediatrice culturale senza percepire un ingiusto profitto" spiegano i tre avvocati di Khadija Nasser.












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