"Come si fa a vivere con 800 euro? Ormai questa non è più vita. Non abbiamo nemmeno più la speranza". Le voci degli operai, di fronte al tribunale di Torino, raccontano l'ultima puntata della telenovela Embraco. Quella del rischio fallimento, con Ventures che si è trovata alla prima udienza a palazzo Caccia.
Fuori, in strada, alcuni dei 400 lavoratori dello stabilimento di Riva di Chieri. Arrivati agli ultimi mesi di cassa integrazione e con lo spettro di uno stop anticipato, nel caso i giudici sancissero la fine della corsa. Un'ipotesi che i sindacati sperano di scongiurare: "I cinesi hanno lanciato questa ipotesi dei robottini pulitori, ma perché si sono svegliato solo ora? Non escludiamo nulla, ma ogni ipotesi va verificata nella sua concretezza: non si può più prendere in giro i lavoratori. Vogliamo interloquire con il Ministro", dice Edi Lazzi, segretario provinciale di Fiom CGIL. "Di certo, da Roma il silenzio del Ministero è assordante".
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"Le ipotesi sul tavolo sono anche ipotesi di rinvio o di concordato - aggiunge Vito Benevento, della segreteria Uilm Torino - Chiaro che dopo anni in cui tutti al Ministero avevano dato per risolta la questione, trovarci di fronte al tribunale mette tristezza. In questo Paese mancano le politiche industriali di sviluppo e siamo di fronte all'ennesimo tentativo di reindustrializzazione che fallisce, come Blutec o De Tommaso. Il rischio è che in tutto il Paese si ripropongano altri casi Embraco con migliaia di disoccupati. Bisogna cercare soluzioni come la riduzione dell'orario di lavoro, ma serve un Governo forte".
"Oggi non è una bella giornata - conclude Arcangelo Montemarano, Fim Cisl - Di fronte a una dichiarazione di fallimento chiederemo alle istituzioni di garantire l'ammortizzatore sociale. Se ci sarà un curatore dovrà essere lui a chiedere eventuale nuova cassa con una causale nuova, eventualmente individuando una possibile continuità".
I sindacati metalmeccanici torinesi hanno fatto sapere che Ventures ha chiesto un rinvio di 60 giorni per valutare l'esito delle trattative con il socio cinese che ha dichiarato l'intenzione di rifinanziare la società. L'azienda ha riconosciuto la mancanza di liquidità, lo stato di insolvenza e i debiti verso l'erario e verso i lavoratori.
I legali delle organizzazioni sindacali hanno evidenziato lo stato di dissesto in cui versa la società, ma si sono rimessi alla valutazione del collegio del tribunale sia sul rinvio, sia sulla istanza di fallimento.
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