Chi l’ha conosciuto non può non parlarne con piacere, come la bricherasiese Imelda Bocco: «Persone come lui sono immense, grandissime». Mercoledì 23 giugno, giunto all’età di 91 anni, è morto don Antonio Buffa, ex parroco di Villar Pellice dove risiedeva ancora e dove domani, giovedì 25 giugno, si terrà il funerale. Buffa aveva svolto il suo ministero anche a Bobbio Pellice, alla Tabona (Pinerolo), ad Appendini e Buriasco, a Perrero e a Bricherasio. «Era caratteristico questo suo migrare: quando si liberava una parrocchia lui dava sempre la sua disponibilità per andarci e dappertutto migliorava le abitazioni del sacerdote» ricorda don Ferdinando Lanfranchini che gli è succeduto, nel 2004, a Bricherasio. Qui aveva costruito, a spese proprie, il muro di contenimento che protegge la canonica dalla collina sovrastante.
Ma ciò che ha caratterizzato forse di più il suo ministero e l’intera vita è la propensione verso i temi sociali. Stefano D’Amore, pastore valdese a Villar Pellice, ha meno della metà degli anni di don Buffa ma il dialogo tra loro è stato costante e tra pari: «La sua militanza nelle fabbriche e il suo passato da prete operaio in Fiat, avevano incontrato il mio interesse per i temi sociali sviluppato durante gli studi e la permanenza in America Latina». Nel suo slancio verso i più fragili, don Buffa è stato sostenuto costantemente dalla “perpetua” che l’ha seguito nelle diverse chiese: «Lui e Lidia hanno aiutato una quarantina di ragazzi con la loro casa famiglia. Tante volte si sono tolti il pane di bocca pur di accudire quelli che consideravano figli e da cui ancora adesso sono considerati come genitori e nonni» ricorda Bocco. Ma il loro impegno non era orientato solo verso le nuove generazioni: «A Villar Pellice hanno sostenuto, tra le altre cose, anche la casa di riposo del paese» sottolinea D’Amore.
Proprio in alta Val Pellice, don Buffa è stato uno dei protagonisti della stretta collaborazione tra comunità cattolica e valdese: «Prima con il mio predecessore, Bruno Gabrielli, e poi con me abbiamo proceduto su questa strada – spiega D’Amore –. Ogni anno, nella settimana di preghiera per l’unità di cristiani, è prevista una celebrazione ecumenica: in quel caso io predicavo nella chiesa cattolica e, la volta successiva, lui lo faceva al tempio. Erano appuntamenti sempre molto seguiti dai fedeli».
L’alluvione che travolse nel 2008 la Val Pellice, i terremoti del 2016 e del 2017 che colpirono il centro Italia, il sostegno alla popolazione povera di Capo Verde: questi erano alcuni degli altri fronti in cui era impegnato don Buffa: «Aveva scelto di spendere la proprio vita per i più fragili ma la sua era anche stata una scelta teologica supportata dalla fede» sottolinea D’Amore. «Ogni tanto a Lidia arrivava la sua classica telefonata: “Hai mica un letto?” - ricorda Bocco -. Le parrocchie dove è stato diventavano un punto di riferimento per i più bisognosi».
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