Il Nazionale

Cronaca | 21 giugno 2020, 13:48

Pinerolo: «Mi hanno rigettato la richiesta per il bonus baby sitter, ma non so perché»

Lo sfogo di Andrea Tron che racconta una storia di ingarbugliata burocrazia

Pinerolo: «Mi hanno rigettato la richiesta per il bonus baby sitter, ma non so perché»

“L’autodichiarazione presenta dati incompleti o errati. Presenza allegato iscrizione scuola” questa è la dicitura che il pinerolese Andrea Tron si è vista comparire sul documento che rigetta la sua domanda di bonus per servizi di baby sitting per il figlio disabile Samuele.
Una risposta che ha scatenato la rabbia del genitore, stanco di combattere per anni con la burocrazia: «Mi sembra incredibile che uno debba passare ore per fare una domanda e ricevere un rifiuto, che mi sono dovuto pure cercare e senza che venga riportato il motivo pratico».

Tron ha deciso di cogliere l’opportunità offerta dal Governo per garantire assistenza al figlio adolescente. La domanda è stata presentata il 7 giugno, protocollata 5 giorni dopo e il rigetto è arrivato il 17. Ma lui l’ha visto ieri sul portale dell’Inps: «Avrebbero dovuto comunicarlo via e-mail, ma non ho ricevuto niente».

La trafila per compilare la pratica è stata lunga, perché si è dovuto rivolgere anche a un’azienda per ottenere lo Spid (Sistema pubblico di identità digitale) per accedere ai servizi online della Pubblica Amministrazione e poi installare l’app per autenticarsi. Ma non solo.

«Gli educatori professionali che seguono Samuele non possono essere pagati con quel bonus, perché dove lavorano sono assunti a tempo indeterminato, e quindi ho dovuto cercare educatori che possano fare prestazioni occasionali» rivela il papà. Dopo questa corsa a ostacoli, ecco il rigetto, senza spiegazioni chiare: «Non so se ho sbagliato a non mettere l’indirizzo della scuola o forse dovevo usare un modulo specifico per l’autodichiarazione, ma non si sa. Ora mi toccherà stare al telefono con l’Inps per ore e il rischio è di arrivare tardi con una nuova domanda e non riuscire a ottenere questi fondi, che erano un bel segnale per le famiglie come la nostra».

Marco Bertello

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