“Ora sono troppo presa dal dolore e voglio solo rispetto per tutta la sofferenza che provo per il mio figliolo”.
Ha la voce che trema per la forte emozione che le serra la gola, Giovanna Leoncini, mentre chiede gentilmente di poter vivere questi momenti così terribili, in solitudine. Ex docente universitaria, Giovanna Leoncini è la madre settantenne di Francesco Borgheresi, il militare di 42 anni originario di Firenze che venerdì 22 maggio ha sparato, nel parcheggio dell’Auchan di Cuneo, alla sua compagna Mihaela Apostolides, 44 anni, arrivata in Italia diversi anni fa dalla Romania ed ora residente tra Cuneo e Saluzzo.
Leoncini vive a Dicomano, in provincia di Firenze, lo stesso piccolo comune toscano dove due anni fa era tornato Borgheresi dopo aver vissuto diversi anni a Pinerolo. E' una delle fondatrici della comunità del Forteto, della quale difese con forza in tribunale le idee e le procedure, contestando il figlio che invece ne denunciò gli abusi ed i maltrattamenti.
È proprio dal comune di Dicomano che giovedì sera Francesco Borgheresi parte, dopo aver finito il lavoro all’Istituto geografico, per raggiungere Mihaela nell’appartamento a Cuneo. Il giorno dopo, al mattino, la coppia visita alcune agenzie immobiliari per trovare un alloggio in affitto e poi al pomeriggio vanno a fare la spesa: pane, birra e fragole finiscono nel carrello e chi li vede a fare acquisti ricorda soprattutto lei, bella e appariscente, ma non nota nulla di strano. “Li ho visti camminare insieme lungo i corridoi degli scaffali - spiega un dipendente dell’Auchan - e sembrava una normale coppia intenta a fare la spesa. Io non li ho sentiti litigare”.
Ma pochi istanti dopo aver riempito il carrello e pagato alla cassa, nella testa di Francesco Borgheresi scatta qualcosa che lo trasforma da un militare modello, con alle spalle più missioni in Afghanistan e Bosnia, in un assassino.
Lui non è soddisfatto della loro relazione: la lontananza aumenta la gelosia di Francesco che ha il sospetto che Mihaela abbia un altro uomo. Una gelosia che, secondo quando ha riferito la sorella della donna agli inquirenti, non avrebbe dovuto neppure esserci visto che “Mihaela era una donna libera, non aveva relazioni con nessuno”. Forse è questa diversa considerazione del rapporto che ha fatto scattare la molla nel cervello di Francesco, che ha estratto la pistola ed ha sparato.
“Non volevo finisse così, non volevo. Ma forse era già tutto segnato”, ha detto il militare all’operatore della sala operativa della questura che ha chiamato per costituirsi. Per poi aggiungere: “Non ditelo a mia mamma, non voglio darle questo dolore”.
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