Sono rimasti chiusi per 75 giorni: un'eternità. Ma ora che possono tornare a prendere il proprio posto nel tessuto sociale ed economico di Torino, i sentimenti sono contrastanti: c'è sollievo e voglia di ripartire, ma non mancano i timori. Tanto che - in 3 casi su 10 - le serrande di bar e ristoranti cittadini potrebbero rimanere abbassati. Non solo per il timore che la movida crei assembramenti fuori dai locali (attirando il rischio-multe).
Lo dice l'ultima indagine di Epat-Ascom Torino, che mostra come quasi un imprenditore su due abbia anche timori legati alla liquidità e all'aggravarsi della crisi economica. Si tratta di esercenti che per il 40% ha praticato l’asporto e addirittura per il 35% il delivery e si dichiarano al 95% pronti con le norme di tutela per i clienti ed al 91% per quelle per i propri dipendenti. Non è pertanto timore di non poter applicare le stringenti normative derivate dalle esigenze di difesa contro il contagio, i motivi sono altrove. Per esempio tra quelle cifre che vogliono solo un cliente su due disponibile a tornare al ristorante fin da subito. Il 35% lo farà non prima di un mese, anche se prima della pandemia erano persone abituate a consumare un pasto fuori per lavoro o avevano l'abitudine di cenare al ristorante almeno 4 volte al mese.
Piedi di piombo, dunque. Anche se non si esclude che le riaperture possano avvenire in maniera graduale, con il passare dei giorni e delle settimane. Tutto ciò induce gli operatori a pensare alla propria apertura, richiamando il proprio personale al completo solo per il 25% mentre il 75% farà rientrare personale a metà o massino ai due terzi rispetto a prima.
“Si incominciano a testare sul vivo i grandi timori che ci accompagneranno, come settore, nei mesi a venire - dichiara Claudio Ferraro direttore Epat -. L’ottimistica fiducia in una sollecita ripresa lascia il posto a concreti timori di crisi, per un settore che già prima del Covid ne aveva dato segni. L’unico talismano è l’attaccamento al lavoro degli operatori, che faranno di tutto per non avvolgersi in una spirale di difficoltà economiche e strutturali, semmai con una forza di adattamento insperato alle nuove esigenze del consumo".
"Nella ripartenza in un weekend di tempo bello - aggiunge Ferraro - rimane il rischio di assembramenti per cui gli esercenti della movida condivideranno la prudenza nelle riaperture con la cessazione dell’asporto alcolici dalle 19 e chiusura all’una nelle zone della movida e in quelle più a rischio della città”.
“Non possiamo non essere ottimisti - dichiara Alessandro Mautino, presidente Epat - pur in presenza di settori come quelli dell’intrattenimento ancora in completo lockdown. Il compito della politica è veramente non lasciare indietro nessuno e non solo a parole".
E un punto di vista interessante arriva anche da Aldo Petrasso, fiduciario per Torino di Amira, l'associazione di categoria dei maitre di alberghi e ristoranti. "Temiamo che tanti sceglieranno la prudenza e partiranno magari non sabato, ma nei giorni successivi, osservando come vanno le cose. Molto dipenderà anche dalle risposte della clientela: aprire significa alzare i costi e anche se questo fa parte del rischio di impresa, non tutti sono pronti a sostenerli al momento".
Ci sono poi aspetti ancora poco esplorati: "Penso ai buffet, che al momento sono difficili da realizzare e quindi costringeranno soprattutto gli alberghi, con le colazioni, ad adottare soluzioni di servizio al tavolo o in camera, ma limitando così l'offerta e la scelta. E poi c'è tutta la banchettistica: i grandi ricevimenti. Matrimoni, cresime ed eventi di questo genere sono ormai fermi da mesi, ma non esistono ancora le regole per ripartire, magari a settembre. E si tratta di un settore che, nella ristorazione, vale almeno per il 40-50%".
Infine, la crisi da Covid potrebbe incidere anche sulla disponibilità economica dei clienti. "Può essere: è come se ci trovassimo tutti alla fine di una guerra. E anche se c'è voglia di normalità da parte delle persone, magari trascorrendo qualche ora al ristorante, i budget potrebbero essere ridotti. Chi un tempo spendeva 40, oggi potrebbe spendere solo 30 o 35".
"Domani si riparte e nove locali su dieci saranno aperti", dice invece Giancarlo Banchieri, presidente di Confesercenti. "I segnali che riceviamo - continua - sono incoraggianti: le prenotazioni stanno arrivando e avvertiamo da parte dalla clientela la voglia di riappropriarsi progressivamente di spazi e abitudini messi da parte per troppo tempo. I nostri locali sono sicuri e rispettano rigorosamente tutte le prescrizioni. Dunque, mi sento di ripetere l'invito a tutti a ritornare a frequentare le nostre attività nell'interesse non solo dei commercianti, ma più in generale della ripresa economica del nostro territorio e delle vivibilità di vie e quartieri". "Abbiamo bisogno - conclude - della collaborazione da parte degli organi di controllo, che aiutino ad applicare nel modo corretto i disciplinari, prima ancora di elevare sanzioni".
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