Riaprire sì, ma a che costo? Se lo chiedono in tanti, non solo a Torino e in Piemonte, dopo un 18 maggio che da un lato ha concesso il "liberitutti" (o quasi) alle attività economiche e commerciali sospese dal Covid, ma dall'altro ha posto sul tavolo dubbi e incertezze sul da farsi.
Perché se da un lato si possono alzare le serrande, non è detto che tutti lo faranno. E non solo per impossibilità, ma a volte anche per strategia e prudenza, in attesa di tempi migliori. Un esempio è quello degli alberghi, attori sempre più protagonisti in una città che coltiva con passione la sua vocazione turistica. "La sensazione è piuttosto varia - ammette Fabio Borio, presidente di Federalberghi Torino - perché se da un lato non ci è mai stata imposta la chiusura, dall'altro è vero che chi è rimasto aperto per ospitare trasfertisti o personale medico rappresenta una minoranza davvero limitata".
La (nuova) data segnata sul calendario è quella del 3 giugno, quando dovrebbero riprendere gli spostamenti tra regioni e si allenteranno le limitazioni anche per chi arriva dall'estero. "A oggi, sarebbe inutile ripartire, visto che non ci sarebbero quasi clienti - dice Borio - e l'incognita rimane anche per l'immediato futuro. Se una struttura ha molte camere e molti costi fissi, cui si aggiungono quelli alla sanificazione e alle nuove misure di garanzia della salute, potrebbe anche decidere di non riaprire per il momento, aspettando settembre".
Il timore, insomma, è quello di rialzare la serranda e di non trovare nessuno fuori ad attendere. Ma non solo: "Ci sono anche molte incertezze legate alle nuove disposizioni, ci sono margini di interpretazione e discrezionalità che preoccupano gli operatori. Anche per questo abbiamo inviato a Roma una proposta su scala nazionale per un percorso condiviso e chiaro, così da scongiurare il rischio di sanzioni".
Di certo, l'ottimismo non sembra trovare molto spazio. "Vedremo come andrà la domanda - conclude Borio -, ma non credo che il turismo riprenderà fin da subito, anche in considerazione del fatto che molte manifestazioni non si faranno per evitare assembramenti e le stesse manifestazioni sportive sono un'incognita".
Intanto, sul fronte più generale delle ri-aperture e delle chiusure definitive delle attività, la Camera di Commercio di Torino con la sua registrazione trimestrale della natimortalità si attende di leggere in filigrana l'effetto Coronavirus soltanto a settembre, se non addirittura a dicembre, quando molte aziende sanciscono la loro chiusura anche se negli ultimi mesi non hanno più alzato le serrande.
Di certo, l'effetto-Covid andrà a incidere su una situazione che già alla fine del 2019 non era certo rosea. E se il Commercio già registrava l'ennesima flessione (-1,7%), anche un settore come il turismo mostrava la corda, con un -0,1% in controtendenza rispetto al recente passato. E non si esclude che pure un comparto come i servizi alla persona (escludendo forse le realtà più legate al mondo sanitario) potrà accusare un aumento di chiusure, dopo un 2019 chiuso con un +3% che invece lasciava presagire ben altro.
Commenti