Il Nazionale

Cronaca | 11 maggio 2020, 19:47

Fase 2, la beffa delle pensioni per cani e gatti: “Noi isolati da tutti, ma comunque obbligati a stare chiusi”

Nonostante siano nei boschi, lontani dai centri abitati e possano garantire meglio di chiunque il distanziamento sociale, le pensioni per gli animali rimangono chiuse: “Una beffa, nessuno ci risponde”

Fase 2, la beffa delle pensioni per cani e gatti: “Noi isolati da tutti, ma comunque obbligati a stare chiusi”

Lontane da tutte, isolate, ma chiuse. E’ un destino beffardo quello riservato alle pensioni per cani e gatti piemontesi durante la fase 2 dell’emergenza Coronavirus. Nonostante le strutture autorizzate, per regola, siano già obbligate a rispettare una distanza notevole dai centri abitati, e siano quindi in grado di garantire più di tante altre realtà il distanziamento sociale, le pensioni non possono lavorare.

Un paradosso, soprattutto se si pensa che le attività condividono lo stesso codice Ateco della categoria dei toelettatori (servizi di cura degli animali da compagnia esclusi i servizi veterinari): eppure una categoria è stata riabilitata, l’altra no. A segnalare la disparità di trattamento e l’assenza di comunicazioni da parte di Comuni, Regione e Prefettura è Florence Tramarin, titolare di Iris Valley pensione per cani e gatti a Casalborgone, nel torinese: “La mia struttura, così come la maggior parte delle strutture in regola ed autorizzate, è collocata in una zona isolata dal centro abitato e dispone di un'area di circa 6000mq totalmente circondato dal bosco: possiamo garantire il rispetto delle norme igienico sanitarie e di distanziamento sociale che questa emergenza sanitaria richiede ma non possiamo aprire”.

Anche la gestione ordinaria della quotidianità era già stata pensata precedentemente per evitare assembramenti e condivisione degli spazi, con animali affidati e riconsegnati su appuntamento proprio per evitare di turbare la tranquillità degli ospiti. “Nella mia struttura che dispone di tre entrate separate su tre livelli sarebbe anche possibile consegnare e riprendere l'animale all'interno dell'area di sgambamento senza nemmeno dovere entrare in contatto diretto con un operatore garantendo un distanziamento sociale di oltre 10 metri”, spiega la titolare della pensione ancora chiusa. A una settimana di distanza dal 4 maggio, per lei la Fase 2 non è mai iniziata. Eppure le richieste arrivano, soprattutto quelle di persone che per lavoro non riescono a badare al cane o al gatto: il rischio è che gli animali soffrano e vivano dei disagi, facilmente evitabili dando la possibilità alle pensioni di tornare a lavorare.  Nelle scorse settimane Florence ha dovuto rispedire al mittente anche le richieste di operatori sanitari.

“E’ importante anche sottolineare come l'impossibilità di poter soddisfare le richieste dei nostri clienti non fa che andare ad incrementare tutto il lavoro in nero da parte di chi non ha alcuna esperienza, titoli professionali e autorizzazioni per svolgere questo tipo di lavoro e che difficilmente può garantire il rispetto delle norme igienico sanitarie richieste e che, non disponendo di strutture idonee ,può anche mettere a repentaglio la sicurezza degli animali e dei cittadini” spiega. Da qui la richiesta alle autorità di esaminare la situazione e permettere alle pensioni per cani e gatti di riaprire.

Andrea Parisotto

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