C’è chi teme di aver lasciato la dentiera nel sacchetto per la spesa, chi, al posto del cibo, vorrebbe un disco di Franca Lai e chi chiama “così, per sapere, ma la spesa me la fa mia sorella, da Cuneo, portando i cioccolatini”. E poi c’è chi pensa che i giovani si ammalino di “curunà”, cioè di coronavirus, perché si baciano sempre e chi è convinto che il Covid-19 sia portato dal sushi se non dagli Ufo.
Sono solo alcuni degli aneddoti che potrebbero raccontare i sei Oss (operatori socio-sanitari) della Cooperativa Lanza del Vasto, che ogni giorno si recano a Bogliasco, Sori e Pieve Ligure, nel levante di Genova, per consegnare la spesa e le medicine agli anziani. Che sono ben oltre over 65, perché hanno anche più di 90 anni e spesso abitano nelle frazioni più disparate e disperse di questi comuni, da Poggio Favaro a Corsanico, e sui monti: Canepa, Capreno, Lago, Levà, San Bartolomeo, Sant’Apollinare, Sussisa e Teriasca.
Gli operatori, infatti, ogni giorno macinano chilometri di strada per raggiungerli, impiegando parecchie ore, per fare anche 16 consegne al giorno: “Ci sono località, come Sessarego, per cui una consegna può richiedere anche un’ora e mezza – spiega Ivano Malcotti – con un quarto d’ora di scarpinata a piedi per arrivare alle case. E inizialmente lavoravamo anche 12 ore al giorno, dalle 8 del mattino alle 22”.
Il loro sforzo, però, viene pienamente ripagato sia dalla riconoscenza degli anziani, sia dal buon umore che riescono a infondere. Infatti agli Oss, che ormai, dopo più di un mese, hanno imparato a conoscere, lasciano, oltre alla lista della spesa, i biglietti con scritto “Vi voglio bene”, magari anche con un angelo disegnato, preparano una torta e lanciano perfino i limoni dalla finestra: “un uomo ha buttato giù un secchiello pieno e un altro mi ha preso in testa!”, ride l’operatore.
E qui, appunto, esce fuori anche l’aspetto più divertente - comico, se vogliamo - di questo lavoro, “perché loro, come noi, hanno paura e qualche battuta serve a sdrammatizzare e a mettere allegria”, commenta Malcotti, che negli anni ci ha abituati anche al suo ruolo di poeta e di drammaturgo, abituato a raccogliere le testimonianze degli anziani del nostro territorio, specialmente del Levante. E appunto col passare del tempo, entrando nelle case dei vecchietti e prendendo confidenza, ha iniziato a fare loro domande e battute.
Tra una “ratella” e l’altra tra marito e moglie, ecco che spuntano fuori interminabili liste della spesa e improbabili richieste. “Un signore a Bogliasco mi ha chiesto se potevo calcolare quanto avrebbe speso, ma senza di dirmi cosa comprare. Gli ho risposto ‘Aspetti che prendo la sfera magica e glielo dico!’ E ci siamo fatti una risata. Una donna, invece, ha chiesto se poteva cercarle il ditale finito nella spazzatura e quando “ho obiettato che non potevo guardare in tutti i cassonetti, ha risposto: ‘solo in quelli tra Bogliasco e Sori, saranno una ventina e non di più!’”.
Poi c’è chi si affida alla Madonna e gliela dona dicendo: “Questa è la migliore, perché anche le altre fanno miracoli, ma sì e no, mentre questa appena le chiedi qualcosa la fa subito, quindi tenga questa e lasci indietro le altre!”.
E chi, in caso di morte, non vuole essere tumulato: “Quando muoio non voglio stare sotto terra, voglio fare la cremeria sai mica quanto costa?”. Risposta: “Dipende se con pistacchio o senza!”. E giù risate.
Po ci sono le domande di cultura: “Ivano, tu che hai fatto le scuole alte, mi spieghi cosa vuol dire pandemia?”. “Si tratta di un’epidemia diffusa in tutto il mondo, cioè il virus che abbiamo a Pieve lo abbiamo in tutto il mondo”. Commento: “Belin, va a finire che ci chiedono i danni perché abbiamo attaccato il nostro virus a tutto il mondo!”.
Ma cosa o chi avrà portato il coronavirus? Dal quesito posto a questi nonnini, è nata una classifica, anche spassosa, che vede al primo posto il sushi, seguito dalla “suocera che l’ha messo nella vigna con gli additivi chimici”. Naturalmente non possono mancare le risposte di politica internazionale: sono stati, nell’ordine, “i comunisti invidiosi della moglie di Trump, perché le loro mogli sono brutte, gli immigrati sbarcati dai barconi, perfino la moglie di Trump e una multinazionale americana e inglese per colpire le ristorazioni cinesi”. Senza dimenticare gli Ufo e le risposte a sfondo religioso: “Dio si è rotto le scatole del nostro comportamento amorale, per cui ha buttato il virus, come una bomba, su di noi, ma il papa lo sa e cerca di calmarlo”. Infine è colpa dei gay, “che trasmettono l’Aids che è diventato coronavirus”.
E dei giovani cosa dicono? “Che nei supermercati ci sono solo anziani, perché i giovani sono morti tutti e che prendono la “curunà” perché stanno a lepegare tutto il giorno”.
Infine, quale può esser un rimedio contro il coronavirus? L’alcol: “Un Campari alla settimana, perché disinfetta”.
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