Nemmeno la pioggia incessante ferma la processione che ogni giorno si ripete fuori dal reparto pegni di via Giovanni Botero, in pieno centro di Torino. Alle 8 del mattino le persone in coda sono già tantissime, almeno una cinquantina. La fila si è formata sin dalle prime luci dell’alba e arriva sino a via Barbaroux, sorvegliata dallo sguardo attento della polizia: una fotografia inequivocabile del dramma sociale creato dal Coronavirus.
Sì, perché ultimamente l’afflusso davanti al banco dei pegni è aumentato a dismisura e sembra non fermarsi mai: in tanti sperano di poter entrare all’interno degli uffici che nelle ultime settimane sono letteralmente stati presi d’assalto da centinaia di torinesi e non solo, visto che molti arrivano persino da fuori città per vendere una collana d’oro, un cimelio di famiglia o un qualsiasi oggetto prezioso che possa consentire di metter in tasca dei contanti. Il bisogno di liquidità è concreto soprattutto ora, in un momento in cui l’emergenza Coronavirus inizia a farsi sentire anche dal punto di vista economico, oltre che sanitario.
Ecco perché in via Botero, davanti al banco dei pegni, l’aria che tira è piuttosto cupa e la tensione altissima. La sicurezza della banca blinda l’ingresso, la polizia presidia la zona con un’auto all’incrocio con via Barbaroux e un’altra vettura dall’altra parte, in via Santa Maria. In mezzo, in una fila ordinata, il numero delle persone in coda cresce con il passare dei minuti: alle 9, quando aprono le porte della struttura, sono quasi 80 i presenti. Ombrelli in mano, mascherina al volto e borse o sacchetti con gli oggetti da vendere o impegnare stretti a sé. Non tutti entreranno, perché il personale è limitato. “Spero davvero di entrare, una mia amica è venuta qui due volte la scorsa settimana e non ci è mai riuscita” spiega una signora sulla sessantina, preoccupata di non poter incassare la sua somma di denaro.
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L’età media è piuttosto elevata: difficile trovare un volto giovane, più probabile invece imbattersi in persone di mezza età. In uomini e donne che fermi dal lavoro sono disposti a tanti sacrifici per “sbarcare il lunario”. E’ la situazione vissuta da Marco (nome di fantasia), operaio in cassa integrazione. Il suo stipendio non è ancora arrivato, ma l’affitto rimane da pagare, così come le bollette.
Da qui il ricorso alla soluzione estrema, il banco dei pegni. Di fatto, ogni giorno, è proprio in via Botero che si crea uno dei più grandi assembramenti in città. Una fila che è lo specchio di un’emergenza sociale appena esplosa, ma destinata ad aggravarsi con il passare del giorno e il prolungarsi del lockdown.
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