Il Nazionale

Cronaca | 02 marzo 2020, 15:20

Lite dopo un tamponamento: padre e figlio a processo per violenza privata, danneggiamento e lesioni personali

Il fatto risale al settembre 2016, gli imputati avevano a loro volta querelato la presunta vittima

Lite dopo un tamponamento: padre e figlio a processo per  violenza privata,  danneggiamento e lesioni personali

Due auto si erano tamponate la sera del 24 settembre 2016 nei pressi di San Chiaffredo di Busca. A seguire ci sarebbe stata una colluttazione fra i conducenti di una Mercedes, padre e figlio, e un altro automobilista, un cinquantenne di Villar San Costanzo. Le persone coinvolte si erano in seguito reciprocamente querelate.

In tribunale è in corso il processo che vede imputati C.P. e il figlio S., residenti a Tarantasca, con le accuse di violenza privata, danneggiamento e lesioni personali. Il maresciallo della Stazione dei carabinieri di Dronero aveva riferito che quando era intervenuto sul luogo dell’incidente aveva trovato soltanto l’auto ammaccata sul posteriore della presunta vittima, che si è costituito parte civile.

L’altra vettura, danneggiata nella parte anteriore, era invece parcheggiata qualche centinaia di metri più in là, chiusa e con il freno a mano tirato. Risalito al proprietario, il maresciallo era andato a casa sua. Lì gli aveva aperto la porta il figlio: “Raccontò dell’incidente e che con suo padre erano stati aggrediti dall’altro automobilista”.Qualche giorno dopo il padre si presentò in caserma per sporgere denuncia contro l’uomo di Villar San Costanzo.

Secondo quanto ricostruito nell’istruttoria quella sera S.P. era alla guida e stava riaccompagnando a casa il padre C.P.. Dopo il sorpasso dell’auto guidata dalla presunta vittima, la loro Mercedes avrebbe urtato l’altro veicolo, che si era fermato. I due avrebbero aggredito il conducente: C.P. gli avrebbe stretto le mani al collo mentre l’altro, cercando di divincolarsi, gli avrebbe morsicato un dito fin quasi a mozzargli la falange. Al sopraggiungere di altre auto, i presunti aggressori e la vittima erano andati via. S.P. era tornato a casa, il padre invece si era recato al Pronto soccorso per farsi medicare il dito,e lì aveva trovato i carabinieri che lo stavano aspettando.

Mio marito e mio figlio erano terrorizzati” ha raccontato la moglie di C.P.. Dissero che erano scappati per i campi dopo che l’altro uomo aveva aggredito mio marito con un ombrello. Mio figlio aveva cercato di difenderlo”.

Nella precedente udienza avevano testimoniato due automobilisti che erano passati subito dopo l’incidente e avevano visto due individui che infierivano su un uomo a terra, e di aver chiamato il 112: “Era molto buio, non si distinguevano bene. Uno forse brandendo un bastone stava colpendo una persona che gridava ‘aiuto questi mi ammazzano’”.

Il processo è stato rinviato al 24 aprile per l’audizione del perito.

Monica Bruna

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