"Non te lo immagini perché pensi sempre che sia qualcosa di lontano. E invece". Federica è torinese, fa l'insegnante, ha 60 anni e dal 2010 si è trasferita in Lombardia per lavorare presso un istituto superiore di Codogno, proprio uno dei centri finiti sotto i riflettori per i casi di contagio da Coronavirus.
Con il marito Mario, ormai da dieci anni vive nella vicina Maleo (dista meno di 6 chilometri da Codogno) e si ritrova adesso, suo malgrado, nel bel mezzo dell'allarme. "Io non riesco a essere particolarmente preoccupata, ma indubbiamente qui hanno preso provvedimenti importanti. Hanno chiuso i bar, i ristoranti, le discoteche. Anche le scuole, ma tanto il 24 e il 25 di febbraio saremmo rimasti comunque a casa per il Carnevale. Ora vedremo cosa ci diranno di fare: più passa il tempo e più arrivano nuove indicazioni. Intanto pare abbiano annullato molte delle manifestazioni proprio per il Carnevale".
La prima reazione, alla notizia dei casi di Coronavirus in Italia, è stata di incredulità. "Ho pensato che, con tutto i posti che ci sono, proprio Codogno doveva essere al centro di questo contagio?". Ma se lei mantiene la calma, tutt'intorno il timore sembra crescere: "Si sentono sempre più ambulanze che vanno e vengono. D'altra parte le indicazioni sono proprio quelle di non andare al pronto soccorso, nel dubbio, ma di chiamare il 112".
E l'effetto si nota anche fuori dalla porta di casa. "Si vede pochissima gente, in giro. Anche al supermercato, nel pomeriggio, non c'era praticamente nessuno".
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