Con oltre cinquanta patti di collaborazione stipulati e 5,1 milioni di euro di finanziamento ottenuti, per Co-City è tempo di bilanci. Il progetto, realizzato nell'ambito del programma europeo Urban Innovative Actions, è infatti arrivato alla conclusione dei suoi tre anni di attività, trascorsi nel segno della gestione condivisa dei beni comuni.
“Co-City - ha dichiarato la sindaca di Torino Chiara Appendino – ha contribuito a riattivare senso di comunità e appartenenza: grazie alla collaborazione dei vari uffici e partendo dai bisogni emersi dal territorio siamo riusciti a costruire gli strumenti amministrativi necessari ad avviare le varie progettualità”.
La Città ha poi confermato di voler proseguire sulla strada intrapresa: “Oltre ai risultati concreti - ha proseguito la Appendino – il vero punto di forza è rappresentato dalla cosiddetta riqualificazione immateriale, ovvero dalla comunità che ha voluto prendersi cura di un bene immaginandone l'uso e assumendosene una parte di responsabilità. Questi tre anni segnano solo l'inizio di un percorso che, partendo dal nuovo regolamento dei beni comuni, punta ad applicare lo stesso modello in situazioni ancora più complesse”.
Co-City è stato portato avanti grazie alla collaborazione con diverse realtà, tra cui Università degli Studi di Torino, Rete delle Case del Quartiere e ANCI: “Abbiamo lavorato - ha spiegato Alessandra Quarta del dipartimento di giurisprudenza - sul quadro giuridico di riferimento con l'obiettivo di approfondire il rapporto tra il mondo della ricerca e la società".
"Grazie a questo approccio Torino può vantare regole innovative per la gestione del proprio patrimonio; la città, attraverso i territori, rivendica il proprio ruolo nell'agenda urbana per definire nuovi modelli in grado di garantire una maggiore inclusione e sostenibilità”.
“Le case del quartiere - ha aggiunto la presidente della Fondazione Cascina Roccafranca Marialessandra Sabarino – non hanno solo fatto da antenne per rilevare i bisogni del territorio ma si sono poste come acceleratori, come luoghi in cui pensare e costruire: i patti partiti in questi tre anni sono dei semi che continueranno ad animare i territori”.
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