Il Nazionale

Cronaca | 12 febbraio 2020, 13:25

Ricercata per truffa e furto, riesce a farsi ospitare dalle Benedettine di Gallarate spacciandosi per nipote di una suora del Monastero di Vicoforte

La polizia di Gallarate è risalita alla donna, che da qualche giorno aveva chiesto ospitalità alle monache Benedettine dell’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento. Il suo modo di fare aveva destato però più di un sospetto. Portata in carcere a Como

Ricercata per truffa e furto, riesce a farsi ospitare dalle Benedettine di Gallarate spacciandosi per nipote di una suora del Monastero di Vicoforte

Latitante con falsa identità nascosta in convento finisce in manette. Lo scorso 10 febbraio sono scattate le manette ai polsi di una quarantasettenne originaria di Acqui Terme (Alessandria), condannata a titolo definitivo a 2 anni, 4 mesi e 15 giorni, per i reati di sostituzione di persona, truffa, furto e falsità in genere, destinataria di un provvedimento di carcerazione  emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo. 

Erano le 8 di lunedì 10 febbraio, quando la Volante del Commissariato di Gallarate si è presentata al convento delle Benedettine dell’adorazione perpetua del S.S. Sacramento, su segnalazione di una persona insospettita sulla reale identità di una donna che da qualche giorno soggiornava in una camera del convento.

Gli agenti hanno così ricostruito che lo scorso 4 febbraio c'era stata una chiamata telefonica da parte di una donna, presentatasi come la Madre Superiora del Monastero di Vicoforte, che avrebbe chiesto alle suore del convento gallaratese di ospitare una donna, nipote di una consorella, colpita da un malore e ricoverata all’ospedale di Gallarate, che aveva necessità di un posto per dormire in zona.

Le suore, insospettite, avevano richiesto un riferimento telefonico per rintracciare la nipote bisognosa, che una volta contattata, aveva un tono di voce molto simile a quello della Madre Superiora del Monastero di Vicoforte, ma, visti i modi garbati e sicuri con cui l’interlocutrice affrontava la discussione, le monache del convento si sono persuase ad accettarla nella struttura religiosa di Gallarate. Nei giorni successivi, però, colloquiando con le suore del convento, l’ospite è caduta spesso in contraddizione nel raccontare particolari della propria vita. 

Le monache, insospettite da tali circostanze, hanno quindi preso contatti con alcuni Monasteri del Piemonte: dai giri di telefonate è emerso che una donna, del tutto corrispondente alla descrizione della ospite del convento, si era presentata in tutti questi luoghi di culto e, con modi di fare molto garbati e gioviali, si era guadagnata la fiducia di tutte le religiose. In alcuni di questi conventi la donna aveva addirittura asportato delle chiavi di accesso, per poi allontanarsi dalla struttura in modo furtivo, senza avvisare nessuno.

Si è potuto accertare che un episodio del tutto simile si era verificato anche al Centro di Accoglienza “Negri” di Legnano, dove una donna, qualificatasi con le stesse generalità, aveva soggiornato pochi giorni prima di raggiungere il convento di Gallarate. Anche da questa struttura la donna si era allontanata portando con sé le chiavi della camera dove aveva soggiornato per un breve periodo, non comunicando la sua volontà di lasciare l’alloggio. L'episodio era stato comunque denunciato ai carabinieri di Legnano.  

I poliziotti, dopo questi accertamenti, hanno preso quindi contatto con la sospettata, apparsa subito cordiale e collaborativa, ma non in grado di comprovare la propria identità, disponendo solo di una tessera sanitaria. Gli agenti hanno quindi chiesto i dati anagrafici alla donna, ma quest’ultima ha dato diverse indicazioni sulla propria data di nascita, comunque diversa da quella indicata nella tessera sanitaria. La donna è stata, pertanto, accompagnata in Commissariato per essere identificata.

Lì è saltata fuori la sua vera identità. A seguito degli accertamenti svolti è emerso che la donna altri non era la destinataria del provvedimento restrittivo, per una pena residua di due anni, quattro mesi e quindici giorni di reclusione.

Terminati gli accertamenti di rito e notificati gli atti a suo carico, la donna è stata anche denunciata per i reati di sostituzione di persona e false attestazioni sulla propria identità e portata in carcere a Como.

Sono in corso gli accertamenti sulla scheda telefonica usata dalla donna, verosimilmente attivata utilizzando generalità false, acquisite tramite documenti rubati, nonché sui numerosi mazzi di chiavi di cui la stessa era in possesso, verosimilmente asportati dai conventi che l’hanno ospitata in passato.

Redazione www.varesenoi.it

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