Nello scorso mese di luglio era stato condannato a 2 anni e 6 mesi per aver partecipato al tentativo di rapina del 5 agosto 2017 ai danni ufficio postale di Sanfront. Il complice S.G., incappucciato, aveva atteso che la dipendente delle Poste aprisse l’ufficio per aggredirla alle spalle, cercando di strapparle le chiavi di mano. Lei aveva però reagito, e l’uomo era scappato dirigendosi nel centro del paese. Era stato lo stesso S.G. a dire che l’auto che l’aveva caricato dopo la fallita rapina era di proprietà di L.C., che oggi era invece a processo con l’accusa di evasione.
Il 18 agosto 2018 i carabinieri si erano recati per un controllo presso la sua abitazione di Sanfront, dove stava scontando ai domiciliari una condanna risalente al 2014: “Dopo aver suonato inutilmente alcune volte al campanello di casa, la centrale ci avvertì che stava arrivando”, ha raccontato un appuntato della locale stazione dei carabinieri.
L.C. andò incontro ai militari che lo stavano aspettando in compagnia di una donna, dicendo di essersi attardato al bar del paese perché l’amica era stata importunata.
Il pm Pierluigi Datta aveva chiesto la condanna a 8 mesi di reclusione: “L’imputato sapeva bene che non poteva allontanarsi dalla sua abitazione, eppure passeggiava tranquillamente dopo essere stato al bar”.
Il difensore di L.C. Alberto Crosetto ha fatto notare che L.C. non aveva mai sgarrato in occasione di altri controlli: “Si è trattato di un episodio isolato e non di una fuga finalizzata al compimento di un altro reato: si era allontanato da casa per pochi minuti soltanto per prendersi un caffè”.
Il giudice ritenendo il fatto di lieve entità, ha dichiarato L.C. non punibile.
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