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Attualità | 27 dicembre 2025, 09:51

Fondi pro Palestina finiscono nelle casse di Hamas: maxi operazione contro cellula terroristica in Liguria, 9 arresti e sequestri per 8 milioni

Sistema di "triangolazioni" finanziarie per aiutare le milizie svelato dall'Antimafia: aiuti raccolti per scopi di solidarietà al popolo palestinese venivano dirottati all'ala militare e politica di Hamas

Fondi pro Palestina finiscono nelle casse di Hamas: maxi operazione contro cellula terroristica in Liguria, 9 arresti e sequestri per 8 milioni

Nove arresti e sequestri per oltre otto milioni di euro. È il bilancio della vasta operazione anti-terrorismo scattata all'alba di oggi a Genova, che ha portato allo smantellamento di una presunta cellula italiana di Hamas accusata di aver finanziato per anni l'organizzazione terroristica attraverso una rete capillare di associazioni apparentemente umanitarie.

L'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo di Genova, colpisce al cuore quella che gli inquirenti definiscono "l'articolazione italiana" di un network europeo collegato direttamente ad Hamas.

Sul campo un imponente dispositivo di polizia: la Digos di Genova, coordinata dalla Direzione Centrale della Polizia di Prevenzione, il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria e il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza. L'intera indagine porta la firma della DDA genovese, con il coordinamento costante della Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo guidata dal procuratore Giovanni Melillo.

L'inchiesta affonda le radici nell'analisi di segnalazioni di operazioni finanziarie sospette, avviata su impulso della DNA dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023. Ma le indagini hanno permesso di ricostruire un sistema ben più antico e ramificato, che risale ai primi anni Novanta.

Cruciale si è rivelata la collaborazione internazionale: gli scambi informativi con le autorità dei Paesi Bassi e di altri Stati dell'Unione Europea, consolidati attraverso riunioni strategiche coordinate da Eurojust, hanno confermato l'ipotesi degli inquirenti sull'esistenza di una rete transnazionale strutturata.

Al centro del mirino investigativo ci sono tre realtà formalmente benefiche. La prima è l'Associazione Benefica di Solidarietà col Popolo Palestinese (A.B.S.P.P.), fondata nel 1994 con sede a Genova. A questa si affianca una quasi omonima Organizzazione di Volontariato (A.B.S.P.P. O.D.V.), costituita nel 2003, sempre nel capoluogo ligure. Completa il quadro l'Associazione Benefica La Cupola d'Oro, con sede a Milano, nata nel dicembre 2023.

Secondo la tesi accusatoria, queste entità rappresentavano una sofisticata copertura. I fondi raccolti con la promessa di aiutare la popolazione civile palestinese venivano invece sistematicamente dirottati verso Hamas e organizzazioni affiliate attraverso complesse triangolazioni bancarie internazionali.

I numeri dell'accusa sono pesanti: su circa 7,2 milioni di euro tracciati dagli investigatori, oltre il 71% non sarebbe mai arrivato ai civili. Il denaro finiva direttamente nelle casse di Hamas o veniva trasferito ad associazioni controllate dall'organizzazione terroristica a Gaza, nei Territori Palestinesi o in Israele; molte delle quali già dichiarate illegali dalle autorità israeliane.

Tra i destinatari figurano entità come Merciful Hands Society, Wa'ed dei Prigionieri, Al Nour, Al Weaam e Assalama Charitable Society, alcune delle quali accusate di operare sotto il controllo diretto dell'ala militare di Hamas.

Figura centrale dell'inchiesta è M.M.A.H., considerato dagli inquirenti il vertice della cellula italiana e membro del cosiddetto "comparto estero" di Hamas. Componente del board of directors della European Palestinians Conference, M.M.A.H. avrebbe gestito de facto le associazioni, orchestrando il flusso di denaro verso l'organizzazione terroristica.

L'accusa gli attribuisce contatti diretti con esponenti di spicco di Hamas, tra cui Osama Alisawi, già Ministro dei Trasporti del governo di fatto a Gaza. E proprio dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 - che causarono la morte di 1.200 persone e la cattura di quasi 200 ostaggi - i finanziamenti avrebbero subito una drammatica impennata.

Il quadro probatorio, secondo quanto riportato dagli inquirenti, si basa su mesi di indagini serrate che hanno combinato tecniche tradizionali e avanzate: intercettazioni telefoniche e ambientali, monitoraggio dei flussi finanziari, operazioni sotto copertura per acquisire documenti dai server delle sedi associative.

Dalle conversazioni intercettate sarebbero emerse esplicite espressioni di apprezzamento per gli attentati terroristici. In una fotografia rinvenuta nei server dell'associazione A.B.S.P.P., uno degli indagati compare in divisa mimetica, armato di lanciarazzi, circondato dai simboli delle Brigate Al Qassam, l'ala militare di Hamas.

Determinante anche la cooperazione giudiziaria con Israele, che ha trasmesso documentazione su un procedimento originario del 2003 e fornito atti spontanei in base agli accordi di assistenza giudiziaria europea.

Tutti e nove gli arrestati devono rispondere di associazione con finalità di terrorismo. Tra loro, oltre a M.M.A.H., figurano R.E.H.M.D., R.A.S., Y.E., R.A.A.J.A. e anche O.A., già ministro del governo Hamas a Gaza. 

Altri tre indagati sono accusati di concorso esterno nell'associazione terroristica: pur non facendone parte organicamente, avrebbero garantito un supporto finanziario continuativo e determinante. Tra questi A.D.K., custode della filiale milanese dell'A.B.S.P.P. e fondatore de La Cupola d'Oro, costituita - secondo l'accusa - proprio per aggirare i blocchi imposti dal sistema finanziario internazionale.

"Questi crimini non possono giustificare gli atti di terrorismo compiuti da Hamas ai danni della popolazione civile, né costituirne una circostanza attenuante", sottolineano congiuntamente il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il procuratore di Genova Nicola Piacente.

Un passaggio che non dimentica il contesto: "Le indagini e i fatti emersi non possono togliere rilievo ai crimini commessi ai danni della popolazione palestinese dopo il 7 ottobre 2023, per i quali si attende il giudizio della Corte Penale Internazionale".

Redazione

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