Sono oltre 5000 le imprese lombarde ad alto rischio di infiltrazioni mafiose, con una crescita dei provvedimenti interdittivi che raggiunge quasi il 30%.
Emerge da una ricerca di PoliS Lombardia, realizzata da Transcrime, centro interuniversitario di ricerca sulla criminalità transnazionale dell'Università Cattolica di Milano e presentata ieri in occasione della Giornata della Legalità e del 32° anniversario della Strage di Capaci, in Commissione Antimafia.
Ospiti della Commissione sono stati Fulvio Matone (PoliS Lombardia), il professor Francesco Calderoni, per Transcrime, e la coordinatrice del Comitato tecnico Antimafia di Regione Lombardia, Ilaria Ramoni.
Il professor Calderoni ha spiegato come si è evoluta la ricerca in due anni di lavoro sottolineando che «si è scelto di definire alcuni indicatori di rischio e successivamente misurarli e analizzarli su un campione di oltre un milione di imprese lombarde. Grazie ai dati forniti dalla Prefettura sulle imprese interdette tra il 2018 e il 2024, abbiamo per esempio scoperto che erano tutte accomunate da aspetti anomali, riguardanti in particolare l’anagrafica d’impresa, la titolarità di posizioni apicali, la sede legale, l’operatività economica e finanziaria».
Le imprese confiscate in via definitiva in Lombardia sono 248, pari all’8,4% del totale nazionale, la maggior parte concentrate nella provincia di Milano (178 imprese confiscate, di cui 143 registrate nel comune meneghino), seguita dalle province di Monza e Brianza e Varese (19 e 12 imprese confiscate).
Complessivamente, per numero di procedure di gestione in capo all’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati, la nostra Regione è seconda solo a Sicilia e Campania. I settori più aggrediti dalla criminalità sono prevalentemente quelli dell’immobiliare (21,8%), delle costruzioni (19%), del commercio all’ingrosso e al dettaglio (15,7%) e della ristorazione (13,7%).
La grande distribuzione organizzata e i centri commerciali sono considerati, per esempio, un’importante porta d’ingresso dei clan mafiosi, sia durante la fase di gestione degli appalti sia in quella di acquisizione di spazi commerciali. Bar, tabaccherie e ristoranti costituiscono, a loro volta, «un avamposto della criminalità fornendo opportunità di riciclaggio, presidio del territorio e base logistica per nascondere armi e droga».
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