“Voglio sentire le parole di chi mi accusa e quelle della parti civili. Poi parlerò”. Così Mario Roggero ha risposto alla presidente della Corte d'Assise d’Appello di Torino Cristina Domaneschi, interessata a capire se il 71enne commerciante avesse voluto rendere dichiarazioni spontanee.
Parole arrivate nel corso dell’udienza che questa mattina, mercoledì 12 novembre, ha dato inizio al processo d’appello al commerciante langarolo, condannato in primo grado a 17 anni di reclusione per duplice omicidio volontario, tentato omicidio e porto abusivo d’arma da sparo.

Ad aprire i lavori nell’aula 6 del Palazzo di Giustizia "Bruno Caccia" di Torino era stato il giudice relatore, chiamato a ripercorrere la vicenda processuale e a elencare i motivi per cui la difesa del gioielliere, ora rappresentata dall’avvocato Stefano Marcolini, ha deciso di presentare appello avverso la sentenza di condanna di primo grado.
La pena inflitta dalla Corte d’Assise astigiana presieduta dal giudice Alberto Giannone era stata di tre anni superiore ai 14 anni di reclusione richiesti dal pubblico ministero Davide Greco, anche oggi presente in aula per sostenere l’accusa. Accusa le cui conclusioni sono state affidate all'avvocato generale della Corte d'Appello Giancarlo Avenati Bassi e che per Roggero ha ora chiesto la conferma della condanna ai 17 anni del primo grado.
Tra i quattordici motivi di appello per cui la difesa del gioielliere ha impugnato la sentenza di primo grado emessa nel dicembre 2023 dal Tribunale di Asti, oltre alla richiesta di una nuova perizia psichiatrica, affidata in precedenza al perito della Corte d'Assise, il dottor Roberto Keller, alcuni problemi con le notifiche delle relazioni degli esperti, quali accertamenti autoptici, balistici e informatici.
Secondo la difesa, sarebbe stato infatti violato il diritto della difesa dell’imputato, a cui si aggiungerebbe anche un utilizzo improprio dei verbali di sommaria informazione della moglie e della figlia di Roggero, sentita nell’immediatezza dei fatti. Per il legale, infatti, alle donne non sarebbe stato dato avviso delle garanzie riservati ai congiunti nel caso di testimonianza. Quanto alla posizione del gioielliere, si contesta altresì che all’arrivo dei Carabinieri l’uomo sia stato ascoltato non come indagato, ma come persona informata sui fatti.
Rilievi che nell’udienza di oggi l’avvocato dello Stato, Giancarlo Avenati Bassi, ha respinto con nettezza: “Nessun verbale è stato utilizzato ed è entrato nel fascicolo”, ha ribattuto. “Moglie e figlia non testimoni della difesa, non dell’accusa”.
Poi c'è l'istanza di ricusazione dei giudici. La difesa ha infatti rilevato che in un precedente provvedimento di sequestro di 50mila euro trasferiti su un conto tunisino, seguito poi dall'applicazione di divieto di espatrio disposto nei confronti di Roggero, i giudici d’appello avessero fatto dichiarazioni con le quali avrebbero sostanzialmente anticipato la colpevolezza dell'imputato.
Ancora. La difesa del gioielliere ha chiesto che dal fascicolo vengano eliminate tutte le dichiarazioni che Roggero ha reso ai mass media anche in occasione di ospitate televisive. Questo perché “non sarebbero soggette a controllo probatorio”.
Altro motivo d’appello, il "termine" concesso dalla Procura per proporre rito abbreviato e la richiesta di retrocessione del processo, motivo per cui il difensore precedente aveva revocato la richiesta del rito alternativo. "Se volete la retrocessione - ha concluso il dottor Avenati Bassi -, allora la consulenza del dottor Rocca uscirà. Si è deciso di non puntare sulla ridotta imputabilità con il rito abbreviato. Il perimetro delle prove è quello che c’è ed è quello descritto dalla sentenza di primo grado”, ha concluso l’avvocato dello Stato.



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