Una sorta di risoluzione dei conti. Dopo settimane di dichiarazioni, smentite e accuse, a Taggia è in corso il Consiglio comunale straordinario interamente dedicato al tema più caldo dell’estate: il futuro del ponte ciclopedonale alla foce del torrente Argentina. Una seduta voluta dai gruppi di minoranza, in particolare dai consigliere di minoranza Giuseppe Federico e Davide Caldani (Progettiamo il futuro), che ha chiesto risposte puntuali sulla riapertura della pista (prevista per sabato 28 giugno), sulla sua successiva chiusura il 1° settembre e, soprattutto, su cosa accadrà in quel lasso di tempo, e dalla consigliera Fulvia Alberti (Progetto Comune).
"Abbiamo chiesto questa riunione perché noi, e soprattutto i cittadini, hanno bisogno di risposte – ha detto Federico –. Dobbiamo capire cosa succederà: il ponte verrà demolito? La passerella verrà realizzata oppure no? C’è una strada alternativa? E ancora, la fognatura, che tipo di collegamento avrà? Passerà sulla passerella o nell’alveo del torrente? È necessario capire perché una questione che sembrava urgente ha subito uno slittamento di tre mesi. Sono domande che iniziamo a porre in comune accordo con l’altro gruppo di minoranza".
La replica del sindaco Mario Conio è stata lunga, tecnica e accorata: "È stato un mese complicato, complesso. La capacità di ragionamento è stata, ahimè, surclassata dalla tentazione di alcuni di strumentalizzare le vicende. Ma noi non abbiamo nulla da nascondere. Non ci sono segreti, non ci sono trame. Il torrente Argentina è considerato uno dei cinque corsi d’acqua più pericolosi della Liguria, per bacino e conformazione, in particolare in zona foce. Dopo l’intervento di messa in sicurezza, oltre tremila persone passeranno da una zona di media sicurezza a una zona sicura: è il più importante intervento sul territorio dal dopoguerra a oggi".
Conio ha poi spiegato la genesi progettuale dell’abbattimento del ponte: "Il ponte va demolito. Non è una novità di oggi o di ieri. C’era già un progetto della Provincia del 2012 che prevedeva di alzare gli argini e mantenere il ponte, ma non permetteva il deflusso dell’acqua ed è stato bocciato nel 2016. Il progetto approvato nel 2021 analizza sette alternative. Nessuna consente la messa in sicurezza senza l’abbattimento del ponte. Questo è un dato certo. Non mi assumo la responsabilità di non mettere in sicurezza la zona. Mi dovete spiegare perché si dovrebbe evitare l’abbattimento del ponte".
Sul tema della passerella, il sindaco ha aggiunto: "Il 3 febbraio ci hanno spiegato perché la passerella non si poteva fare. Essendo un lavoro articolato in tre lotti autonomi, il ritardo nel primo ha impedito la realizzazione della passerella. Abbiamo portato ipotesi alternative, ma non erano percorribili. Oggi non c’è alcuna possibilità di fare un percorso alternativo. Il problema del ritardo ci penalizza".
Conio ha ricordato anche come si è arrivati alla chiusura della ciclabile: "Il 16 maggio abbiamo ricevuto la lettera che annunciava la chiusura per il 3 giugno. Il venerdì precedente, alzando gli occhi, non ho visto cartelli, nulla. Così ho scritto io stesso i primi cartelli, sbagliando. Abbiamo dato indicazione di salire sull’Aurelia, poi li abbiamo tolti. In questa gestione siamo stati lasciati un po’ soli".
Ha quindi parlato della sospensione della demolizione e delle sue conseguenze: "La riapertura della pista sembra sia stata decisa per i sentimenti in voga. L’intervento di demolizione è complesso: il ponte è caro a molti, ma non ha vincoli. La vera paura nasce dal rischio legato alla fognatura: senza passerella, avremmo avuto problemi di balneabilità. Ho scritto una diffida che ha fatto scattare l’allerta. La sospensione è stata formalizzata in un verbale. Ma questo ritardo porterà un costo al servizio pubblico. La Regione si è impegnata a coprire, con fondi propri, ciò che non potrà rientrare nel PNRR".
Infine, un monito per settembre: "Se oggi ci togliamo il fastidio e a settembre siamo punto e a capo, io non ci sto. Se saremo su un cantiere che balla sugli argini, sarà dura. Finché non ci sarà la possibilità di transito sulle vie arginali, ci troveremo in difficoltà. A settembre dev’esserci un’alternativa. Io ci metto la faccia, ma la soluzione non è semplice. Se fosse semplice, l’avremmo già trovata".
Accesa ma costruttiva la voce di Fulvia Alberti, consigliera di Progetto Comune: "Ho letto le carte, anche il Piano di Bacino. Mi chiedo: se questa alternativa non si poteva trovare prima? Tutta questa discussione è esplosa solo quando si è detto che la passerella non si farà. Non metto in discussione il ponte, ma se è sempre un no, io me ne andrò. O è una democrazia, oppure... bisogna riconoscere che forse si poteva pensarci prima. Ora serve trovare soluzioni".
A rispondere in modo articolato, ma anche molto critico, è stato ancora Giuseppe Federico, che ha ribattuto: "Sembra quasi che il consiglio lo abbiate convocato voi. Potevate farlo. E non è vero che non è la sede opportuna: questo è il nostro territorio. Queste informazioni potevate darle quattro anni fa, tre mesi fa, a febbraio. Dal 3 febbraio sapevate che la passerella non si sarebbe potuta fare. Dal 3 febbraio si poteva agire. La pista è un orgoglio, ma è stata interrotta. Il cortocircuito è nato tra Comune e Regione".
E ha aggiunto: "Voi pensavate di far passare tutto sottotraccia, in silenzio. Perché riaprite per tre mesi la ciclabile? Non vi siete preoccupati della questione tecnica, ma solo di mettere una pezza. Se non danno risposte a voi, che siete della stessa parte politica, a chi le devono dare? Ai cittadini? È facile scaricare tutto sulla Regione. La consigliera Cerri è anche regionale: fate domande agli uffici. Siete voi i rappresentanti del territorio".
Federico ha puntato il dito anche sulla questione della fognatura: "Non è vero che non lo sapevate. Nel progetto approvato dall’Ato idrico a giugno 2024 era indicato chiaramente che non si poteva far passare la fognatura nell’alveo. Già allora sapevate che quella soluzione poteva causare problemi. Se non c’è la passerella, non si sa dove far passare la fognatura. Questi tre mesi dovranno servire a risolvere questo problema, che è centrale e condizionerà tutto il resto. Diciamo le cose come stanno: le difficoltà non sono finite, ma le soluzioni dovete darle voi". Infine, ha ricordato: "Il consiglio comunale straordinario non è una prerogativa della minoranza. Può convocarlo anche la maggioranza. Non c’è bisogno che lo facciamo noi".
La consigliera regionale e comunale Chiara Cerri ha difeso il progetto: "Siamo fortunati ad avere un sindaco tecnico. Ma questo non era il luogo opportuno: il progetto è regionale, per questo ho presentato un’interrogazione all’assessore Giampedrone. Regione Liguria si impegna molto sul fronte della prevenzione. Non bisogna preoccuparsi dopo, ma pensarci prima. Da qui nasce questo progetto epocale da 17 milioni, articolato in più stralci. Le polemiche da social lasciamole agli altri".
Davide Caldani ha anche ricordato: "Noi questa intesa tra le parti coinvolte non la vediamo. Serve maggiore chiarezza con noi e i cittadini, ma anche tra di voi. La sensazione è che questo lavoro pubblico si sta impantanando nella macchina burocratica, come spesso accade nel nostro territorio".
Subito dopo è seguita una discussione serrata tra il sindaco Conio, la consigliera Fulvia Alberti e, successivamente, Giuseppe Federico. Quest’ultimo ha chiesto l’intervento del presidente del consiglio, Claudio Festa, affinché richiamasse il primo cittadino per i toni utilizzati nei confronti di Alberti. La tensione si è poi spostata sulle ordinanze legate alla chiusura del ponte, su cui Federico ha insistito, definendo “imbarazzante non farle”, ma anche sui post e sulle dichiarazioni fatte dalla minoranza nelle settimane precedenti.
Sul tema dell’orario scelto per il consiglio, il sindaco Conio ha precisato: "Alle 12 era un orario pensato per permettere ai funzionari regionali di presenziare. Consigli partecipati su tematiche complesse, come lo è stato quello su Rivieracqua, ci sono già stati. Ci siamo garantiti la presenza del tecnico e del commissario: era l’orario adatto per farlo». A chi lo accusava di aver strumentalizzato la convocazione, ha replicato: «Potevate farlo mesi fa voi, e non ora per cavalcare l’onda». Durante il dibattito, è stato anche tirato in ballo il confronto con il presidente della Regione, Claudio Scajola. Dopo che il consigliere Caldani ha affermato che il primo cittadino era stato “perculato” da Scajola, Conio ha risposto: «Avremo modo di chiarirci e di parlare di un tema importante, ma se devo dire cose diverse dal suo pensiero, lo faccio». Infine, una nota cruciale nel suo intervento: «Io non accetterò progetti a ribasso sulla messa in sicurezza del territorio: sono pronto ad andarmene. Dobbiamo essere seri, siamo amministratori. Quello che è importante è arrivare all’obiettivo. Dobbiamo lasciare il territorio più sicuro. Solo così avrò la coscienza pulita".
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