Il Nazionale

Cronaca | 11 novembre 2020, 08:55

Dal degrado alla catena di montaggio: le Nazioni Unite premiano l'impegno di Fca per dare lavoro a chi viveva nell'ex Moi

Quattro rifugiati che vivevano nelle case di via Giordano Bruno sono stati formati e immessi sul mercato del lavoro tramite lo stabilimento Sevel di Atessa

Dal degrado alla catena di montaggio: le Nazioni Unite premiano l'impegno di Fca per dare lavoro a chi viveva nell'ex Moi

Il termine "occupazione" come minimo comun denominatore, ma in due accezioni completamente diverse. Da un lato, la vita "abusiva" all'interno di un edificio ormai preda del degrado, dall'altro, lo strumento per costruirsi un'esistenza migliore e inserita nella società.

E' la storia di quattro rifugiati che, dopo un periodo trascorso nell'ex Moi (ora chiuso, ma per anni considerato un nervo scoperto della città di Torino), a seguito dello sgombero sono riusciti a imparare un mestiere e trovare un lavoro. Si tratta di John (Nigeria), Mare (Burkina Faso), Adam e Amir, entrambi del Sudan. Da Torino, dopo un periodo di formazione, sono stati impiegati da FCA presso lo stabilimento Sevel di Atessa (in provincia di Chieti, in Abruzzo) e la loro storia è stata addirittura premiata dalle Nazioni Unite tramite la UNHCR, l'alto commissariato per i rifugiati: nella giornata di ieri, a Fca è stato conferito il logo "Welcome. Working for refugee integration" per l’anno 2019.

Fiat Chrysler ha infatti preso parte al progetto MOI, “Migranti, un’Opportunità d’Inclusione”, nato da un’intesa tra il Comune di Torino, la Regione Piemonte, la Città Metropolitana di Torino, la Prefettura, la Diocesi di Torino e la Fondazione Compagnia di San Paolo, con l’obiettivo di contribuire alla risoluzione proprio della condizione dell’ex-MOI di Torino, dove fino a luglio 2019 quattro stabili erano occupati da diverse centinaia di disperati, in condizione di degrado e disagio e ostaggio della malavita, alle quali il progetto ha offerto percorsi di accompagnamento individualizzato per l’autonomia abitativa e lavorativa e concrete opportunità di inclusione sociale.

In particolare, l’impegno di FCA nel progetto, grazie ad una collaborazione con la Fondazione Compagnia di San Paolo, è consistito nell'organizzazione e nell'erogazione di un percorso formativo rivolto a 15 persone del MOI (gli stati di provenienza erano Sudan, Nigeria, Somalia, Burkina Faso, Ghana, Mali, Togo), con la finalità di prepararli al mondo del lavoro. Hanno frequentato corsi di Formazione generale (200 ore, inclusa lingua italiana e conoscenze tecniche di base), Formazione specialistica (160 ore, conoscenze World Class Manufacturing) realizzata direttamente da docenti FCA e Patentino da carrellista (40 ore). Al termine del percorso formativo le persone sono state introdotte al mercato del lavoro italiano nello stabilimento abruzzese con contratto di somministrazione annuale.

“L’inserimento lavorativo dei quattro rifugiati - dicono da Fca - è stato un successo sotto il profilo professionale, con il rinnovo contrattuale appena arrivato per gli aspetti di inclusione sociale, con il team Sevel e la comunità locale per temi più personali come la possibilità di supportare in modo continuativo la famiglia rimasta nel paese di origine e di considerare il ricongiungimento familiare”.

Massimiliano Sciullo

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